Tutto scorre: l’acqua degli affluenti del Sarno, che inquina la città e danneggia irrimediabilmente il nostro organismo, e scorrono i problemi, inesorabili e sempre più grandi
di Marco Stile
Nocera Inferiore, ore 21:30. Le strade pullulano di frotte di ragazzini che, una volta terminata la scuola, hanno tutta la voglia del mondo di riversarsi nelle vie del centro storico a chiacchierare e divertirsi.
I più grandi approfittano dell’asfissiante calura delle abitazioni per recarsi nei posti più frequentati della città. Capita spesso di passare per via Matteotti. Imboccando una delle strade principali di Nocera da piazza Diaz in su si può giungere facilmente al Rione Gelsi.
E qui casca l’asino. ‘Facilmente’ è da intendere in termini puramente legati al chilometraggio da affrontare per compiere il tragitto. Perché percorrere questo tratto, in realtà, non è per niente semplice. La ragione? L’aria che circonda la zona è completamente irrespirabile. Passando per via Matteotti verso il Rione Gelsi, si ha come la sensazione di addentrarsi in un’enorme cappa tossica di nauseabondo fetore. Il motivo? Sarebbe quasi superfluo specificare quanto le acque degli affluenti del Sarno che attraversano Nocera in molteplici punti siano inquinate da sostanze tossiche, nocive, forse anche radioattive.
Cavaiola e Solofrana rappresentano i nomi dei due boia di tante, troppe persone nella nostra area, stroncate da patologie gravissime la cui correlazione con la composizione dell’acqua dei fiumi è da ricollegare a studi medici di cui certamente non possiamo essere competenti, ma che comunque merita una riflessione. Ci si ammala, si respira male, ma anche, più banalmente, non si può camminare. Non è infatti esagerato dire che molti nocerini preferiscono evitare le zone appestate dall’insopportabile puzza del fiume.
La già citata via Matteotti, ma anche il tratto della SS18 tra l’incrocio con via Fucilari e via Famiglia Pietro Lamberti, così come a via Martinez y Cabrera, fino al Liceo Vico, a Casolla e in tanti altri posti ancora, del centro e non.La situazione è diventata insostenibile. Con l’arrivo del caldo, gli sgradevoli effluvi evaporano più facilmente, manifestando e amplificando in maniera esponenziale quella che è la situazione di tutto l’anno. Oramai non se ne può più. Identificare e punire in maniera decisa chi sversa i propri scarichi industriali nelle acque del fiume. Intensificare il dialogo politico che già si sta avendo tra i comuni dell’Agro. Predisporre un piano serio di bonifica delle acque, delle falde e di un sistema fognario a dir poco deficitario e che mostra tutte le carenze igieniche del fiume. La responsabilità non può essere passata di mano, giocando allo scaricabarile. Tutte le agende politiche dovrebbero avere come primo punto quello di assicurare il benessere fisico e non della società. Possono mai esserci le condizioni adatte allo scopo con i corsi d’acqua e le fogne in questo stato?