Preghiera, studio, lavoro, ma anche internet e (di rado!) la televisione. La superiora suor Teresa scherza: «Abbiamo scelto di isolarci dal mondo, non di esserne tagliate fuori!»
di Rosalba Canfora
È capitato sicuramente di incontrare suore e di interrogarsi sulla loro vita, se poi sono suore di clausura, la domanda è inevitabile: “Ma che fanno chiuse là dentro tutto il giorno?”. Lo abbiamo chiesto a suor Teresa, la madre superiora del monastero domenicano di clausura di Sant’Anna (XIII secolo) che ci ha accolti in parlatorio – ancora con l’antica ruota di legno per scambiarsi oggetti – e ha soddisfatto la nostra curiosità, con una narrazione minuziosa dei loro compiti, scanditi dalle ore dedicate alla preghiera e alla meditazione comune.
«Alle 5:30 suona la sveglia – esordisce suor Teresa – e, dopo la pulizia della propria cella e la cura personale, si va in coro, c’è la preghiera liturgica e personale con la meditazione dalle 6 alle 8:30, compresa la preparazione dei canti; dopo si fa colazione tutte insieme. Dalle 9 alle 10 c’è un’ora di studio che viene dedicata principalmente all’approfondimento della Sacra scrittura, ma anche di altri argomenti di attualità, sempre in vista della crescita personale e della nostra famiglia. Ora anche il convento è dotato di computer e, grazie alle consorelle giovani, utilizziamo internet per seguire i corsi del nostro ordine, ai quali alcune partecipano personalmente; riusciamo ad organizzare tante cose con l’aiuto del computer, così come a tenerci in contatto con persone lontane attraverso l’e-mail; abbiamo anche il televisore, ma lo accendiamo poco, o quasi mai, preferiamo internet per aggiornarci su cosa accade nel mondo».
La superiora si accorge della nostra meraviglia e sorridendo ci dice: «Sì, anche le suore utilizzano il computer: abbiamo scelto di isolarci dal mondo, non di esserne tagliate fuori! Lo studio per noi è davvero molto importante perché, come dice San Pietro, “Voi dovete essere in grado di dare ragione della speranza che è in voi”. Dalle 10 alle 12 ci si dedica al lavoro a seconda degli incarichi personali: pulizia della casa, assistenza alle suore anziane, artigianato in cuoio e cera (pagina Facebook: Artigianato monastico), scritture di icone sacre, preparazione del miele, alla cucina per la preparazione del pranzo comune (ci alterniamo una settimana ciascuna) e alle 12 c’è la preghiera liturgica seguita dal pranzo, durante il quale si resta in silenzio, ad ascoltare un passo della Sacra scrittura per alimentare non solo il corpo, ma anche lo spirito. Dopo pranzo diamo una mano un po’ tutte per riassettare la cucina e abbiamo un’ora di tempo libero (di ricreazione, come a scuola!) in cui ci dedichiamo alla lettura o, semplicemente parliamo tra noi, seguita da un’ora di studio-preghiera della Sacra scrittura. Alle 15:30 mezz’ora di preghiera; lavori dalle 16 alle 18 e, quindi, ancora preghiera. Alle 19:30 la cena con un’ora di ricreazione; incontri comunitari per valutare l’andamento della “famiglia” e un’altra mezz’ora di preghiera; ci si ritira nella propria stanza alle 21/21:30 e finisce la giornata comunitaria».
– Cosa è cambiato nel convento negli ultimi tempi?
«Sono cambiate tante cose nell’organizzazione della vita comune, chi conosce il nostro monastero, ricorda che anni fa eravamo una sessantina di sorelle ed era il mondo esterno a venire da noi, anche per l’acquisto di un paio di scarpe, e si usciva solo per andare a votare. Oggi non è più possibile fare così e anche noi, come una normale famiglia, provvediamo agli acquisti presso i vari negozi, solo che siamo una famiglia piuttosto numerosa».
– Quante suore siete e qual è la fascia di età?
«Siamo 14 consorelle: due di 90 anni (di cui una allettata) che rappresentano la storia del nostro convento; dopo età variegate, ci sono le due più giovani, non ancora quarantenni ed una è postulante, sono loro il nostro futuro».
– Come si sceglie l’ordine e perché proprio la clausura isolandosi dal mondo?
«Si fa uno studio della spiritualità degli ordini per scegliere quella più rispondente alle proprie esigenze caratteriali, oltre al consiglio della guida spirituale; talvolta, anche perché si conosce già una suora e si è affascinati dal carisma del suo ordine. La clausura non è il fine, semplicemente aiuta a trovare il silenzio; noi non vogliamo uscire, perché sentiamo il bisogno di allontanarci dal caos del mondo per dedicarci a qualcosa di più importante: la preghiera. Anche la grata che ci separa ha cambiato ruolo negli anni: ad inizio secolo era una protezione per le ragazze costrette a chiudersi in convento dalle famiglie che non erano in grado di mantenerle, oggi che si entra solo per vocazione segna unicamente una separazione dallo spazio esterno».
-La vocazione, la chiamata, però, è piuttosto assente in questi anni.
«L’Italia è il paese col tasso di natalità più basso nell’Unione europea e in alcuni centri abitati non si riescono a formare le prime classi delle scuole elementari, perché meravigliarsi, allora?»
-Il rosario fu definito il vangelo dei poveri, perché permetteva di pregare anche a quelli che non sapevano leggere; nel mondo della grande comunicazione in cui viviamo oggi, qual è l’importanza della vostra preghiera?
«Il rosario, infatti, presenta i momenti principali della vita di Gesù in maniera semplice, attraverso la meditazione dei misteri. I giovani sono la nostra più grande preoccupazione: rapiti dalla velocità di questo vivere senza alcun tipo di frontiera, finiscono per imboccare strade sbagliate per riempire il vuoto che sentono dentro e se la nostra preghiera potesse servire ad annunciare la presenza di Dio, il grande dimenticato, o solo a ricordare ad uno di essi che siamo fatti per cose molto più grandi, allora la nostra presenza non sarebbe vana, come anche quella dei laici domenicani, che ci aiutano in questa missione di predicazione all’esterno. Il mese di maggio, ogni sera abbiamo la recita del santo rosario in chiesa, aperta a tutti; il giovedì alle 19, inoltre, incontriamo i fedeli anche per la Lectio Divina settimanale, motivo di confronto sempre molto interessante, mentre il martedì sera ci sono le prove di canto del coro che anima la messa domenicale delle 11».
– Come vive una suora il rapporto con la femminilità, l’amore e la mancata maternità?
«La vocazione ci fa vivere l’essere donna in una dimensione diversa, ma l’amore puro per il nostro Sposo non è così tanto diverso da quello che vivete voi, così come il rapporto con la maternità: si diventa, comunque, “mamme” delle consorelle più giovani e di quanti si affidano alla nostra protezione».
– Com’è essere la madre superiora?
«E’ una grande responsabilità, perché proprio come fa una mamma bisogna comprendere e provvedere alle esigenze di tutte le consorelle, sia fisiche che spirituali».
Il suono della campanella annuncia che il tempo è finito, la madre superiora saluta gentilmente e va via in fretta: è l’ora della preghiera.
per le foto del convento si ringrazia Rino Sellitti. Per quelle del “mondo visto dal convento” suor Claudia