È la generazione dei ritoccati quella che sta evolvendosi negli ultimi anni. Persone incapaci di accettarsi per quello che sono ricorrendo troppo facilmente alla chirurgia plastica

di Chiara Ruggiero
È da qualche anno, ormai, che assistiamo ad uno strano fenomeno, denunciato più volte sia da “salotti televisivi” che da testate giornalistiche. Quello dei ritocchi facili, che spesso raggiungono punte da paranoia quando i ragazzi si sottopongono a decine di operazioni di chirurgia plastica per somigliare a Barbie, a Ken o a qualche personaggio dei Manga.

A lanciare l’allarme soprattutto psicologi e chirurghi estetici, preoccupati per queste nuove generazioni definite “facilmente influenzabili”, dal mondo che li circonda, dove sembra che la parola d’ ordine sia apparire a tutti i cosi, non soltanto nel vestirsi, ma anche nell’ostentare una perfezione estetica.
Se la chirurgia plastica un tempo era riservata solo a ricche donne affette dalla sindrome della giovinezza eterna, attualmente è diventata una vera e propria mania soprattutto tra i giovanissimi, che non accettando le proprie imperfezioni decidono di ricorrere alla chirurgia plastica, con molta superficialità e senza badare alle possibili conseguenze future del loro gesto.
Spieghiamo nello specifico in che cosa consiste l’evoluzione di questa macabra moda che permette alle persone di potersi ridisegnare e modellare da capo ogni singola parte del corpo, aggiungendo e togliendo sia pelle che strati in eccesso, a volte facendosi applicare anche dei veri e propri impianti. È il caso della mania estiva del momento: pettorali artificiali per i ragazzi, che senza aver mai varcato le porte di una palestra vogliono ostentare a tutti i cosi un corpo palestrato o, per le ragazze, volti e glutei perfetti che se a contatto con il sole rischiano di sciogliersi. Autostima, volersi bene, accettarsi per quello che si è anche con piccoli difetti o imperfezioni, che con il tempo possono con tanto lavoro e sacrifici diventare un vostro punto di forza: queste le vere medicine per aiutarsi a migliorare noi stessi e la nostra vita. Un concetto, questo, quasi del tutto sconosciuto alle nuove generazioni.
Un filosofo greco diceva: essere e non apparire! È questo il messaggio che bisognerebbe lanciare alle nuove generazioni le quali ambiscono ad emulare bellezze che in realtà sono artificiali.

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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