Il militare colpito da cancro per l’esposizione all’uranio impoverito durante le missioni di guerra è spirato nel pomeriggio attorniato dai suoi familiari. Aveva chiesto giustizia fino allo stremo delle forze
di Agostino Ingenito
È spirato nella sua casa, attorniato dalla sua famiglia che fino all’ultimo istante insieme a tutta la comunità di Sant’Egidio aveva sperato che riuscisse a vincere la battaglia contro un male che lo ha annientato.
Antonio Attianese, il militare che aveva denunciato di essersi ammalato a seguito di contatto con uranio impoverito durante le missioni militare. C’è dolore a Sant’Egidio e sconcerto tra i suoi commilitoni che da tutt’Italia avevano cercato di sostenerlo rispetto ad una battaglia non solo contro il grave male ma per l’omertá dello Stato che non ha inteso riconoscere quanto denunciato dall’uomo che lascia una famiglia e tanto dolore nella sua comunità. “Quando ho provato a chiedere i miei diritti sono stato minacciato. Mi hanno fatto sentire in colpa per essermi ammalato”. Erano state parole forti quelle pronunciate dall’ex ranger del 4°Reggimento Alpini Paracadutisti, Antonio Attianese, durante la sua testimonianza a palazzo San Macuto, davanti alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito. Il militare, “vittima del dovere”, proprio come aveva raccontato la sua incredibile vicenda umana, giudiziaria e sanitaria. Così ha denunciato le ingiustizie subite e i soprusi, puntando il dito conto chi lo avrebbe minacciato e non lo avrebbe tutelato durante il suo percorso medico sanitario. Ora la sua Sant’Egidio si prepara a tributargli l’estremo saluto per l’ennesima vittima dello Stato.