Tra i più facinorosi i confratelli della chiesa di Santa Maria a Monte, la prima fondata nella nostra città, che conserva anche il più antico stemma cittadino
di Anna De Rosa
Picchiarsi di santa ragione per “la precedenza” ad una processione? A Nocera succedeva, e nemmeno tanto di rado. Tra i protagonisti di questo non salutare sport gli iscritti alla confraternita o congrega di Santa Maria a Monte, una delle prime confraternite ispirate alla devozione mariana, con cappella ubicata nel quartiere di Casolla di Nocera Inferiore.
Questa piccola chiesetta, per la cronaca, veniva chiamata da qualcuno Santa Maria dei miracoli, ma il nome antico è anche quello del minuscolo santuario ubicato lungo le falde del Monte Albino.
Un episodio significativo risale alla prima metà del ‘500, quando, «in occasione della festa di San Marco a cagione della pretesa di avere la precedenza assoluta nelle processioni i confratelli di Santa Maria a Monte, so fossero presi con altri confratelli a colpi di torce e di bordoni, e che il tafferuglio avesse assunte proporzioni tali che un di loro ne morì ed altri molti restarono feriti. E il Duca allora fe’ rinchiudere prigionieri nel castello i Maestri della stessa Cappella Leonardo di Mauro, Severino Carrello, Giovanni Antonio de Reno e Loise della Rocca».
Il vescovo De Dominicis, proprio per evitare il susseguirsi di queste contese, aveva sancito una serie di severi regole per la rotazione delle confraternite nelle processioni.
L’ esistenza della confraternita di Santa Maria a Monte era documentata negli atti della curia già dal 1526, ma secondo una tradizione la fondazione risalirebbe ad molti anni prima. Un apporto a ciò deriva dallo storico Michele De Santi, che parlando della nascita del monastero olivetano di Santa Maria dei Miracoli sul Monte Albino riportava: «Da processi civili nell’ Archivio vescovile di Nocera si rileva che la Confraternita di Santa Maria a Monte di Casolla fosse la più antica della diocesi, e perciò nelle pubbliche solennità avesse la precedenza a tutte le altre. Testimoni esaminati nella Curia il 1607 sostennero che da più di 300 anni esistesse la cappella, come appariva da alcuni calici sui quali stavano scolpite la data e le armi delle quattro principali Casate dei nobili». Tali casate sono state individuate nelle famiglie Broya, Lamberti, Rinaldo e Ungaro. La congrega originariamente era di tipo rurale, piuttosto che urbano. Fra l’altro anche in seguito la stessa città di Nocera de’ Pagani ebbe scarse caratteristiche urbane, in quanto suddivisa in ben sette università e come tale priva di un unico centro urbano propriamente detto.
A metà del XVI secolo quando su Monte Albino venne fondato il monastero degli Olivetani, l’unione con Santa Maria a Monte era terminata. «La confraternita si avviava a una lunga vita» associando via via confratelli nei casali Pareti, Vescovado, Cerziti, Fioccano e Casolla. Al culto mariano era dedicato l’ altare maggiore, il cui dipinto «potrebbe essere stato commissionato negli anni in cui era vescovo Giovio» . Non di poca importanze è la presenza nella chiesa dello stemma di Nocera, che sarebbe una delle prime raffigurazioni. Gli altari secondari sono dedicati al Crocifisso e a San Gaetano, a S. Anna e a San Francesco di Paola. L’ oratorio era l’aula di riunione dei confratelli; il vicario vescovile monsignore Lorenzo de Francesco ordinò l’ installazione dell’ immagine della Vergine. I settecenteschi edifici (chiesa ed oratorio) a causa della loro antichità, nel tempo hanno necessitato di una continua manutenzione e talvolta di interventi straordinari ai quali i confratelli hanno generosamente partecipato.
Oggi sopra l’altare domina il dipinto della Madonna col Bambino fra i Santi Stefano e Lorenzo, in tutta la sua restaurata bellezza. Nel corso dei secoli è andata perduta la parte superiore del dipinto «che conteneva gli stemmi della famiglia Giovio e della città di Nocera»: perdita riprovevole, dal momento che la sua presenza indicava un coinvolgimento di tutta la comunità nocerina nella vita della confraternita.