Sul nuovo sito del Ruggi d’Aragona spicca ancora l’elenco dello scorso settembre. «Così non si informano i cittadini e non possiamo misurare l’efficienza della struttura»
Bastone e carota: sono quelle che usa Biagio Tomasco della Uil Fp nei confronti dell’azienda Ruggi d’Aragona e del suo sito web: «Va espresso un plauso per il nuovo sito web dell’azienda, ma tutto cozza con la mancanza di trasparenza di liste d’attesa. Gli errori del passato non hanno insegnato nulla. Vogliamo conoscere i responsabili di tutto questo», esordisce il sindacalista.
«Nel momento in cui ci si accinge a ricercare la benché minima lista di attesa di una qualsiasi specialità chirurgica o ambulatoriale, ci si trova davanti la lista dello scorso settembre che ci avvisa, per esempio, che potremo fare una colonscopia il 25 novembre 2016, dopo 71 giorni di attesa. Appare evidente, a tutti, che tale mancanza possa ingenerare nell’utenza, oltre al naturale sconcerto nel non ritrovare una così importante informazione, anche il sospetto, il dubbio, che tutto quanto avvenuto in epoche recenti e che vi hanno visto in azione nelle giuste vesti dei censori, non abbia maturato alcun insegnamento, tolto quello delle rilevazioni biometriche sul personale, giustamente condiviso dalla Uil Fpl, ma che ha avuto l’unico risvolto di inquadrare ancor più il personale dipendente come infedele agli occhi dell’opinione pubblica, cosa da cui si stava faticosamente uscendo e che ora viene messa nuovamente in discussione».
Il sindacalista, non usa mezzi termini per contestare la gestione sulle liste d’attesa: «Rappresentano un fenomeno percepito dai cittadini e dai pazienti come una forte criticità dei moderni sistemi sanitari, in quanto compromette l’accessibilità e la fruibilità delle prestazioni da erogare. L’abbattimento dei tempi di attesa per le prestazioni sanitarie è uno degli obiettivi prioritari del Servizio sanitario nazionale e l’erogazione dei servizi entro tempi appropriati, rispetto alla patologia e alle necessità di cura, rappresenta una componente strutturale dei Livelli essenziali di assistenza, così come previsto dal Decreto del 29 novembre 2001».
Da qui, la richiesta di spiegazioni per un gesto che, secondo Tomasco, getta nuovamente ombre sull’Azienda universitaria, considerato l’aria nuova che tira in via San Leonardo negli ultimi mesi. «Siamo qui, attoniti, ad aspettare spiegazioni su qualcosa che sarebbe dovuto avvenire in automatico e che non è avvenuto, aspettando anche di conoscere eventuali responsabilità personali e soprattutto di sapere quando verrà rimosso tale inconveniente», ha concluso Tomasco.