Si parla e si scrive peggio di come si mangia: “orrori” grammaticali frequenti, il congiuntivo è solo un lontano ricordo, le citazioni greco-latino ormai defunte, ma vengono introdotti sempre più inglesismi
di Francesca Melody Tebano
Numerosi fattori, tra cui le nuove tecnologie, migrazioni e contaminazioni hanno impoverito la lingua italiana. Secondo Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca e professore di Storia della lingua italiana all’Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” a Vercelli nel 2050 parleremo un italiano meno colto, semplificato, fitto di inglesismi e americanismi.
Già al giorno d’oggi una conversazione tipo tra due ragazzi potrebbe essere tranquillamente: “Hey, posta subito l’Instagram Stories dal tuo smartphone, taggami, mi raccomando, ma clicca su privacy per non farla vedere al mio ex”.
Probabilmente il nostro Dante si “sta rivoltando nella tomba”, ma la causa è l’incombenza sempre più ingestibile del mondo digitale, che ha rivoluzionato la lingua italiana, impoverendola. Infatti, questo viene confermato anche da Marazzini, che afferma “Ricordiamo che una parola come “location”, che impazza su Tripadvisor, ne uccide almeno tre italiane: luogo, sito e posto”.
Per non parlare del fenomeno dell’analfabetismo di ritorno, che colpisce molti italiani. Persone che non scrivendo e leggendo abitualmente compiono errori di grammatica, anche più elementari, come la classica “ha” senz’”h” oppure l’utilizzo dell’indicativo al posto del congiuntivo.
A tal proposito, nell’era dei social, è stata aperta anche una pagina Facebook ad hoc, molto divertente, intitolata “Se io sarei”, che raccoglie gli orrori di utenti, commercianti e individui di ogni genere. Infine, termini colti, come “abnegazione” e “adempto”, provenienti dal greco e soprattutto dal latino, che rappresentano le nostre più profonde radici culturali, verranno completamente eliminati.
Anche se il futuro della lingua italiana non è tra i più rosei, ricordiamoci sempre che come diceva Cicerone “Dum anima est, spes est”. Quindi si può sempre sperare che l’italiano non scompaia del tutto.