Un convegno organizzato dal Dipartimento di scienze del patrimonio culturale farà il punto sulle memorie dei nostri beni ambientali e sulla possibile perdita
di Alfredo Salucci
Si intitola “La Pazienza e il Tempo” il convegno che si terrà all’Unisa il prossimo 23 maggio, e che sarà dedicato alla conoscenza, tutela e valorizzazione dei giardini storici della Campania.
Il convegno è organizzato dal Dipartimento di scienze del patrimonio culturale, dal Laboratorio di filosofia e linguaggi dell’immagine, Università di Salerno, in collaborazione con l’associazione Parchi e Giardini d’Italia e l’associazione Anna De Sio.
È all’interno della dialettica tra memoria del giardino e sua possibile perdita che s’annuncia il convegno sui giardini storici che si svolgerà il 23 maggio presso il Campus di Fisciano, a partire dalle ore 9:30 e per l’intera giornata.
Ne “Il giardino dei ciliegi”, guardando dalla finestra il luogo della propria infanzia, Ljubov’ Andreevna ricorda la propria felicità trascorsa, oscurata nel presente dal pensiero che quel giardino sarà venduto e, quindi, sarà un paradiso perduto per sempre.
Il titolo del convegno, la pazienza e il tempo, riprende un passo de La Nouvelle Héloïse, in cui uno dei personaggi afferma che il giardino è frutto della pazienza e del tempo. Il tempo del giardino è il tempo della storia che trascorre sulle cose, mutandone l’aspetto e i colori, è il passo delle stagioni che porta via le foglie del rimpianto e ravviva le gemme della speranza. La pazienza nel giardino è, poi, il lavoro e la cura, la mano che interviene leggera e l’attesa che lascia essere.
Il convegno vedrà la partecipazione di alcuni studiosi che si sono misurati con le problematiche che i giardini storici pongono sia a livello della tutela sia a livello del recupero. Tra essi, filosofi (Massimo Venturi Ferriolo e Enzo Cocco, storici dell’architettura (Vincenzo Cazzato), architetti-paesaggisti (Mariella Zoppi, Maria Luisa Margiotta), storici dell’arte (Alberta Campitelli).
Interrogarsi sul destino dei giardini è compito teoretico ma anche morale, perché, ricorda Jorn de Précy, “significa domandarsi cosa ne sarà dell’umanità, tanto intimo è il legame tra giardino e uomo”.