L’ex primo cittadino parla a ruota libera e commenta: «Troppi candidati a sindaco. Più giusto un incontro tra gli aspiranti per cercare convergenze di programma e snellire i numeri»
di Gigi Di Mauro
«Il matrimonio con Pasquale D’Acunzi? Implicherebbe che io abbia fatto ufficialmente un passo indietro, e non è affatto così». È cordialissimo ma deciso nelle sue risposte Franco D’Angelo, mastelliano di ferro, già sindaco due volte di Nocera Inferiore e nuovamente in corsa per una terza esperienza amministrativa.
Erano girate voci, in questi giorni, di un suo possibile abbandono della corsa per rinforzare le truppe di Pasquale D’Acunzi nella battaglia contro il favorito nella competizione elettorale: il sindaco uscente Manlio Torquato.
«Un fatto è certo – continua il professore D’Angelo – nove candidati a sindaco, molti dei quali hano fatto parte dell’amministrazione Torquato o comunque lo avevano sostenuto nella scorsa tornata, sono un brutto segnale per la città. Anche perchè mi chiedo: il sindaco dice di aver rimesso a posto i conti del Comune. Bene, plauso a lui. Ma da ammininistratore di vecchia data vorrei vedere le carte, le conferme dei revisori e le relazioni della Corte dei conti. Altrimenti di che parliamo? E se tutto è rispondente a verità, allora Torquato ha fatto bene. Ma diversamente tutti gli ex che si presentano con che credibilità lo fanno, non avendo fatto nulla per dare una svolta positiva alla città?».
Franco D’Angelo sfodera a questo punto una proposta, che svela la lunga esperienza di politico e di mediatore: «Quello che invece ho chiesto io – ci dice – è di incontrare tutti i candidati, per confrontare i loro programmi con il mio, e dove ci fossero consistenti punti di contatto, decidere chi e quanti possano fare un passo indietro per sostenere un candidato. Solo così potrà scendere il numero dei candidati e si potrà ridare serenità alla tornata elettorale. E, per inciso, il candidato da sostenere non debbo essere per forza io: ho la mia storia, ho opere in città in tanti campi, compreso quello della sanità, che parlano di me. Io, il mio segno nella vita di questa città, l’ho lasciato, a differenza di altri»