Le nuove generazioni trascorrono troppo tempo sui social network e a giocare con i videogame. Lo scenario futuro che si prospetta è una piaga sociale peggiore di alcol e droga.

di Francesca Melody Tebano

Vi ricordate della mania di Pokemon Go, nata l’anno scorso? Con migliaia di millenials che si aggiravano come zombie per le strade di tutto il mondo con gli occhi fissi sul proprio smartphone con l’intento di catturare Pikachu o un altro mostriciattolo?

Questo è solo uno dei numerosi esempi della web-dipendenza, un tipo di assuefazione differente da quella di alcol e droga, perché è difficile stabilire un limite da non superare, prima che diventi pericolosa per la salute.
Ma per certi versi, invece, è simile alle classiche dipendenze, per la medesima scarica di dopamina (un neuro-trasmettitore), che attraversa il cervello. Nello specifico, quando si gioca o si pubblica un contenuto sui social si attivano le stesse sinapsi che si accendono nel cervello di un tossicodipendente quando assume droga. È quanto afferma l’American Psychiatric Association, la massima istituzione per i disturbi mentali.
Un recente studio della GlobalWebIndex, una delle più grandi società che si occupano delle ricerche sui consumatori digitali ci fornisce un altro importante dato in questo senso: un utente medio trascorre circa 2 ore e 19 minuti al giorno sulle piattaforme social. Ma il dato più allarmante è che, secondo l’Università di Amsterdam, il 5% dei teenager è già web-dipendente.
A cosa si va incontro?  Uno dei rischi maggiori nel futuro è un’intera generazione con disturbi legati alla depressione. Al giorno d’oggi, ben il 39% dei teenager ha l’ansia di pubblicare foto, video o commenti che ricevano un numero basso di ‘Mi piace’, secondo il Pew Research Center. Inoltre, il 68% degli adolescenti riceve un supporto digitale dai social durante i periodi più difficili. Tutto ciò, alla lunga, può far scaturire un circolo vizioso, aumentando così i livelli di web-dipendenza degli utenti.

 

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