Assente all’incontro il sindaco Virginia Raggi: dal consigliere comunale delegato solo promesse generiche, come la convocazione di un consiglio comunale aperto
La Rete civica per l’acqua pubblica sbarca di nuovo nella capitale con una folta delegazione di attivisti per chiedere all’amministrazione capitolina di invertire la rotta sulla gestione della multinazionale ACEA, di cui il Comune di Roma è proprietario della maggioranza delle azioni, e che detiene il controllo operativo di GORI SpA.
Dall’area nolana, stabiese, vesuviana e dall’agro nocerino-sarnese i comitati hanno invaso pacificamente il Campidoglio, promuovendo il secondo Consiglio popolare dell’acqua, dopo l’iniziativa tenutasi nell’ottobre scorso, che ha visto una grande partecipazione di cittadini, amministratori locali e lavoratori delle aziende idriche provenienti da Lazio, Campania, Umbria e Toscana. Presente alla manifestazione anche il sindaco di Roccarainola, Raffaele De Simone, in rappresentanza della Rete dei Comuni per l’acqua pubblica nel distretto Sarnese Vesuviano e recentemente eletto nel comitato esecutivo del neonato Ente Idrico Campano.
«Abbiamo chiesto alla sindaca Raggi e all’intera amministrazione – sottolineano i rappresentanti dei comitati – di prendere una posizione chiara sulla gestione ACEA e di indicare le tappe della inversione di rotta in favore dell’acqua pubblica, a cominciare dalla dismissione delle quote azionarie in GORI attraverso l’assenso alla liquidazione della società». Purtroppo all’incontro, benché invitata da tempo, era assente la sindaca Virginia Raggi e il consigliere comunale delegato non è andato oltre generiche dichiarazioni di intenti, impegnandosi esclusivamente a richiedere una seduta di consiglio comunale sul tema, aperta ai movimenti di tutti i territori.
«Siamo stanchi delle promesse, noi chiediamo con determinazione all’amministrazione Raggi – continuano gli attivisti – di dare un mandato preciso al nuovo consiglio d’amministrazione ACEA che sarà nominato nelle prossime settimane, indicando la strada del ritiro dai territori colonizzati, partendo dalla nostra martoriata area. Non faremo sconti a nessuno, proseguiremo con azioni di pressione fino a quando non ci sarà il ritiro definitivo della multinazionale e il servizio idrico non ritorni nelle mani delle comunità territoriali attraverso un’Azienda Speciale Consortile per una gestione solidale, trasparente, democratica e partecipata».