Tanto buono da mangiare quanto utile come pianta medicinale, deve secondo la leggenda la sua origine ad un momento di ira di Zeus, perdutamente innamorato della ninfa Cynara
di Maria Teresa Pellegrino
Nella mitologia si narra di Zeus, innamorato perdutamente della ninfa Cynara, creatura bellissima dai lunghi capelli color cenere, occhi verdi e viola ma con carattere volubile.
Stanco per i continui rifiuti, in un momento d’ira trasformò un carciofo dandogli i colori la bella ninfa Cynara: verde e spinoso come il suo carattere e viola come il colore dei suoi occhi, e ne fece il cuore tenero. Il legame con la mitologia non è casuale, infatti la pianta è originaria del bacino del Mediterraneo orientale. Anticamente il carciofo non era uguale a quello che si consuma oggi, c’era solo la specie selvatica, si presentava più piccola e spinosa e i fiori servivano per cagliare il latte nella preparazione del formaggio.
La tradizione vuole che sia stata Caterina Dei Medici a diffondere l’uso dei carciofi in cucina. Si sa che nella seconda metà del 1400 vennero introdotti a Napoli e a Firenze. il carciofo appartiene alla famiglia Asteroceae, tante sono le varietà che troviamo in commercio: il catanese o violetto di Sicilia; il romano (mammolo) che è simile al Peastum igp; il violetto di Toscana; lo spinoso sardo.
È una pianta coltivata sia per uso alimentare che per scopo curativo: famosi sono i suoi succhi depurativi per il fegato e stimolanti per la diuresi. Essi infatti alleggeriscono il lavoro dei reni e della cistifellea grazie alla cynarina che aumenta la stimolazione della bile, favorendo il dissolvimento dei calcoli. Il carciofo è ricco di minerali (ferro, rame) e vitamine (B B1 B3 E K)ed è un digestivo naturale e tonico. Gli utilizzi culinari del carciofo sono svariati e ogni regione vanta la propria ricetta tipica. Dalla torta pasqualina in Liguria, ai carciofi alla giudia a Roma, fino ad arrivare alla tradizione campana o meglio dell’Agro nocerino sarnese e del casertano, con la “carcioffola arrustuta”. Per questa preparazione servono i carciofi di tipo “mammolo”
Occorrente:
10 carciofi, 10 denti di aglio, tanto prezzemolo, sale, pepe, olio di semi, pepe, oltre naturalmente a carboni e fornacella.
Procedimento:
tagliare il gambo dei carciofi, lasciandone un pochino da infilare nella brace per tenerlo in piedi. Si consiglia di lavarli la sera prima e lasciarli sgocciolare bene per evitare residui di acqua che possono far spegnere i carboni. La mattina seguente battere i carciofi sull’angolo del tavolo in modo da favorire la loro apertura ed il successivo condimento, quindi cospargerli di sale, mettere nell’apertura il prezzemolo tagliato,il pepe e l’aglio al centro e irrorare con l’olio. A questo punto posizionare i carciofi sulla brace (i carboni devono essere ben accesi) e far cuocere per circa 40 minuti avendo cura di rigirarli e innaffiarli con l’olio. A cottura ultimata andranno puliti togliendo le foglie esterne che risulteranno bruciate. Servire in un piatto da portata e servire.