La Cassazione ha definito «molestie olfattive» quelle prodotte dai vicini dediti alla cucina, per così dire, “pesante”. Un mese di carcere o duecento euro di ammenda la pena
di Rosa Soldani
Tempi difficili per gli amanti del fritto misto. Benché in grandi quantità non sia propriamente un toccasana per il nostro fegato, tutto ciò che viene preparato nell’olio bollente, che conferisce ai cibi croccantezza e gusto, non viene di certo disdegnato dagli amanti della buona tavola.
E così, all’ingresso di un condominio ad ora di pranzo o cena, soprattutto nelle nostre terre in cui quella del cibo è una cultura e una passione più che in altre, sarà più facile individuare odori di fritto che di verdure al vapore. Al di là dei risvolti salutistici, il fritto produce certamente odori molto forti, talvolta oltre la soglia della normale tollerabilità, che si attaccano a vestiti e capelli con conseguenze nei rapporti sociali tutt’altro che felici se non ci piace essere portatori sani di puzza. Dunque non di rado la giustizia ha dovuto dirimere controversie tra vicini aventi ad oggetto questo tipo di esalazioni, in un numero così considerevole da richiedere, in ultima analisi, il responso della Corte di Cassazione. Con recentissima sentenza numero 14467 del 2017, la Suprema Corte ha definito «molestie olfattive», inquadrate nel reato di «getto pericoloso di cose» ai sensi dell’articolo 674 codice penale, quelle di una famiglia friulana rea di infastidire il vicinato con i forti e continui odori prodotti dalle proprie prodezze culinarie. L’insopportabile puzza di fritto o di cucina eccessivamente speziata può dunque creare molestia, di natura penalmente rilevante, soprattutto in assenza di adeguati rimedi per prevenire le esalazioni come la disponibilità di un impianto di aspirazione, una canna fumaria, sia nelle private abitazioni che negli esercizi commerciali. Nella sentenza sopra riportata la cucina dei responsabili del reato di molestie olfattive era infatti dotata di una canna fumaria non perfettamente funzionante. Per non creare allarmismi, questo vuol dire che, adottando le opportune precauzioni, sarà certamente possibile in casa propria cucinare le pietanze che più si desiderano, senza che alcuno possa lamentarsi al minimo odore di fritto, soprattutto in tempi in cui tofu e cucina vegana la fanno da padrona. Non solo gli odori di cibo, comunque, possono essere ascrivibili a questo tipo di reato. Le molestie olfattive derivano anche da fumi, deiezioni animali, prodotti chimici. Perciò, sempre meglio fare attenzione e non eccedere, secondo un’antica regola di vita che sta bene in tutte le circostanze. E poi ogni tanto, anche per amore della nostra silhouette, un bel riso in bianco inodore non può farci che bene!