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La docente di lettere: «Chi ritiene che il Liceo “Vico” sia oggi un “contenitore dove non si incoraggia ad essere orgogliosi di qualche eccellenza passata”, probabilmente non varca la soglia della scuola da parecchi anni»

di Teresa Staiano
docente di Lettere al Liceo Classico “G.B. Vico”

In queste dolci sere di primavera, di timidi e ancora acerbi tepori, svoltando l’angolo di piazza Municipio verso le esili forme neogotiche della Cappella di Santa Sofia, se la disposizione
d’animo è quella giusta e una particolare congiuntura astrale tiene lontani schiamazzi e motori, accade inaspettatamente di entrare in un’altra dimensione.

Un delicato effluvio di zagare, proveniente da un invisibile hortus conclusus miracolosamente scampato ai palazzinari, accompagna complice la passeggiata verso l’appartata piazza Cianciullo: al chiarore azzurro del crepuscolo, a sinistra, il profilo verde della Collina, striato di cirri rosati, la croce bianca e la grigia pietra del Convento di Sant’Andrea; davanti agli occhi, elegante e austero – annunciato dal busto marmoreo del filosofo che, nonostante i danni del tempo e della maleducazione, continua severo a fargli la guardia – l’edificio a tre piani del Liceo Ginnasio Governativo “Giambattista Vico”, che domina la piazza prolungandone l’impianto prospettico, con le sue inconfondibili lesene, i finestroni tripartiti, le balaustre a colonnine in
pietra.
Quando mi accade di passare a quell’ora, assorta nei miei pensieri, sarà che l’ombra del Vico mi appaia quella di un tempio ellenico o che l’affezione a quel luogo mi giochi strani scherzi, mi sorprendo a segnarmi il capo con la destra, come se stessi calcando un luogo sacro, finché, la mano sospesa a mezz’aria, non sorrido del gesto mio irriflesso, irridendo la mia incipiente senilità.
Ma se i lapsus sono la freudiana spia di un vissuto ‘altro’, che tenta di riaffiorare alla luce, questo segno laico di croce vuole dirmi qualcosa. Il Liceo di mio nonno, il Liceo di mio padre, il Liceo di mia madre, il Liceo dei miei fratelli, il Liceo dei miei cugini… Come una biblica litania – il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe – l’azzardata blasfemia mi rivela attaccamento ancestrale ad un luogo che era prima di me, che custodisce sconosciute memorie di famiglia, come un larario comune, che racchiude il segreto dell’identità perduta, i moniti per recuperare virtù e dignità, come quel luogo ove “venne spesso Vittorio ad ispirarsi”, quel
tempio che serba “l’Itale glorie”, quelle urne de’ forti che “a egregie cose il forte animo accendono” e che “bella/ e santa fanno al peregrin la terra/ che le ricetta”, “quella/religïosa pace” dalla quale “un Nume parla”. Come non concludere “quindi trarrem gli
auspici”?
Lo pensa oggi l’ex alunna che, quando – vinto il concorso a cattedra – sedici anni fa varcò le leggendarie colonne dell’atrio da insegnante di ruolo, ebbe lacrime di commozione, senza 
averne, allora, piena consapevolezza. Perché educare è ciò di cui oggi c’è più bisogno. Perché insegnare “virtute e canoscenza” è l’unico argine contro la barbarie che avanza. Perché pensare, studiare, approfondire, confutare, immaginare, progettare, credere, sognare, soffrire, superare, amare, sono i verbi ordinari della Scuola e della Vita. Perché i giovani sono il nostro dovere, il nostro imperativo categorico, la nostra felicità.
Il Liceo “Vico” ha un compito fondamentale oggi più di ieri. Ed è una Scuola viva oggi più di ieri. Una Scuola che ha saputo andare oltre la sterile
laudatio temporis acti per stare al passo con i tempi, senza mai tradire la sua vocazione originaria di ponte gettato tra la preziosa eredità del mondo classico e il compito di un futuro più umano da costruire. Una Scuola che, a fronte di innumerevoli Licei Classici in tutta Italia che hanno chiuso i battenti o sono stati accorpati ad altri Istituti Superiori, è stata sempre in controtendenza, attestandosi sul migliaio di studenti, certo anche grazie all’indirizzo Linguistico – grande intuizione del compianto Preside Francesco Fasolino – ma soprattutto grazie all’impegno quotidiano di docenti, personale, studenti, famiglie. Un’opera portata avanti negli ultimi sedici anni dall’indimenticabile Preside Francesco Manfredino e dall’attuale Preside Teresa De Capriodonna di profonda humanitas, non solo Dirigente Scolastica ma Educatrice appassionata e generosa.
Chi ritiene che il Liceo “Vico” sia oggi un “contenitore dove non si incoraggia ad essere orgogliosi di qualche eccellenza passata”, in cui “si sfornano persone senza storia, che si accontenteranno dell’aurea mediocritas”, con l’unica ambizione di “pavoneggiarsi con Suv, Rolex e abiti firmati”, probabilmente non varca la soglia della scuola da parecchi anni, limitandosi a registrare le solite trite e qualunquistiche chiacchiere di moda in qualche salotto nocerino.
Non sa dei momenti di grazia di quelle
ore di lezione, per dirla con Massimo Recalcati, in cui la voce dell’insegnante vibra di emozione portando con sé giovani cuori assetati di vita, bramosi di senso, nei mondi della Poesia, in cui la lettura diventa un riconoscersi nella verità della propria anima, in cui il problema, la versione, l’esercizio diventano sfida alla ragione e straordinaria palestra per la mente, in cui il dibattito si dispiega come fine esercizio di intelligenza logica ed emotiva, in cui le tecnologie digitali si sposano con l’Arte, in cui lo sforzo della ricerca giunge alla sintesi di Lógos epistemonikós (la ragione geometrica o il “razionale”) e Phrónesis (la prudenza, la saggezza, il “ragionevole”).
Non sa dei tanti ex alunni
egregi (= “fuori dal gregge”) – anche se non famosi – capaci di pensiero divergente, che si sono fatti onore dentro e fuori il nostro Paese, sparsi in tutta Europa, dall’Inghilterra alla Russia, e oltre, dal Medio Oriente all’America Latina alla Cina, medici, artisti, docenti universitari, ingegneri, cooperatori internazionali…
Perché non accogliere, invece, i ripetuti inviti che il Liceo “Vico” estende a tutta la cittadinanza in occasione di eventi culturali sempre più numerosi negli ultimi anni? Mi riferisco, tra l’altro, alle tre edizioni della
Notte nazionale del Liceo classico, che hanno registrato migliaia di presenze, alla messa in scena delle Baccanti e dell’Ifigenia in Aulide di Euripide al Teatro Comunale Diana, al Castello del Parco, alla Rassegna internazionale del Teatro classico dei giovani al teatro greco di Palazzolo Acreide, al Certamen Vergilianum, dedicato a Francesco Tramontano, e al Simposio di Studi virgiliani giunti alla XXI edizione, alla X Tenzone dantesca, dedicata al Prof. Francesco Ruggiero, gara nazionale di memoria poetica cui accorrono concorrenti da tutta Italia, al Premio Blake dedicato a Laura Esposito e a Lisa Gambardella, al Premio Nika Petti, al Premio Lilly Pagano, al Concerto per Lucia D’Arienzo
Il Liceo “Vico” ricorda. Il setaccio del tempo è saggio: la pula vola via e resta il grano.

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