Nell’ambito delle inziative per ricordare monsignor Mario Vassalluzzo, un convegno sull’opera di Antonio Salzano donata alla parrocchia di San Michele Arcangelo
di Antonietta Rosamilia
Festeggia i 50 anni dalla sua prima esposizione personale il pittore nocerino Antonio Salzano, classe 1950, che domenica 2 aprile sarà il protagonista di un convegno sulla sua via Crucis.
L’iniziativa si terrà a partire dalle ore 20 nell’aula magna della chiesa parrocchiale di san Michele Arcangelo intitolata a monsignor Mario Vassalluzzo: lì le tele dipinte da Antonio Salzano che rievocano le stazioni della Via Crucis sono esposte. Il convegno – che vuole essere una sorta di ripresentazione al pubblico dell’opera del pittore nocerino nell’ambito delle iniziative a ricordo di don Mario Vassalluzzo – è organizzato dalla stessa parrocchia unitamente al Centro iniziative culturali e artistiche (Cica) Giorgio Li Pira di Nocera Superiore e alla rappresentanza italiana della Sade (società argentina degli scrittori). Vi parteciperanno il parroco Giuseppe Perano, lo scrittore Sabato Laudato, rappresentante della Sade, la direttrice di “Nuovo Nocera” Pina Pisacane, il critico d’arte Rosario Pinto e lo stesso pittore. A moderare Raffaele Coppola, socio del Cica.
Ad Antonio Salzano abbiamo chiesto quando ha dipinto la sua via Crucis (nella foto una delle stazioni), e se già fosse nata per essere donata: «Nel 1994 ho iniziato a lavorare alla serie di dipinti ispirati alla via Crucis, ho terminato nel 1996. La meditazione degli episodi evangelici, la lettura biblica e patristica, le emozioni che ho provato si sono trasformate in disegni e dipinti. Dall’inizio ho avuto il desiderio di donare le opere alla mia comunità ecclesiale».
– Il suo lavoro non è di immediata comprensione. Come mai ha scelto questo linguaggio nelle sue immagini?
«Le mie sono immagini mentali, il soggetto del dipinto a volte è solo un riferimento di partenza, quello che a me interessa particolarmente sono i rapporti di equilibrio, di peso visivo, di valore cromatico tra le forme, insomma, una pittura per la pittura. Non ho scelto questo linguaggio, ma sono pervenuto ad esso naturalmente nel cammino della mia ricerca iniziata negli anni sessanta».