Impazza tra i giovani (ma anche tra tanti adulti) la mania compulsiva del controllo della carica residua del loro smartphone. Restare senza energia scatena drammi …

di Chiara Ruggiero

Sembra quasi uno scherzo, ma è la sconcertante verità: la stragrande maggioranza dei ragazzi ha la fobia del cellulare scarico. Il dato è emerso da più inchieste fatte sul territorio nazionale, ed anche noi ci siamo cimentati nel sottoporre a cento ragazzi nocerini tra i 16 e i 25 anni, equamente divisi tra maschi e femmine, la fatidica domanda: «Qual è l’accessorio del quale non riesci assolutamente a fare a meno?».

La risposta, nell’82% dei casi, con un quasi 50 e 50 perfetto tra maschi e femmine, è stato: il caricabatteria del cellulare e la sua versione portatile.
La domanda successiva è stata, giocoforza, «Perché proprio quello?», e le risposte non sono state meno disorientanti: più d’uno ci ha detto che il caricabatteria del cellulare era per lui/lei importante come l’aria che respira. E ha spiegato il perché: questi giovani vivono praticamente 24 ore al giorno sui social, e “trasmettono” online in tempo reale la loro vita, a partire dalla colazione fino ai selfie che si scattano in classe al posto di seguire la lezione.
«Amici, genitori, partner non mi cercano più sul numero del cellulare, ma mi contattano esclusivamente via whatsapp o via messanger di facebook», è stata un’altra giustificazione comune. Ed in questo i genitori dovrebbero interrogarsi sulla loro parte di colpe.
È ben noto, non lo riveliamo noi, che ormai i ragazzi, sia che escono come coppia, sia che escano in gruppo, difficilmente si parlano tra loro, e comunicano tramite chat anche se sono seduti uno a fianco dell’altra.
La domanda sorge praticamente spontanea: non erano più belli i tempi in cui i cellulari venivano usati per le emergenze ed esistevano quelle belle e lunghe chiacchierate tra amici faccia a faccia, seduti al bar tra un sorso di caffè e mille risate? E se squillava un cellulare, era l’immancabile chiamata di una mamma preoccupata?

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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