Il candidato sindaco dell’area della Sinistra Nocerina parla a ruota libera della sua esperienza amministrativa con Romano e accusa Torquato: «Non siamo stati noi a devastare il bilancio del Comune: basta menzogne!»
«Vorrei che si cominciasse a fare politica a Nocera Inferiore lasciando da parte maldicenze e denigrazione». Esordisce così Alfonso Schiavo, candidato sindaco dell’area di Sinistra Nocerina, quando gli si parla della sua passata esperienza amministrativa con l’amministrazione guidata da Antonio Romano.
«Quell’amministrazione che dal 20002 al 2010 ha gestito le sorti di questa città è stata vittima della maldicenza. Manlio Torquato ha fatto una campagna elettorale addossando ad Antonio Romano tutti i mali di Nocera. Oggi dice di aver risanato il bilancio comunale affossato dalla Giunta Romano dimenticando che tra Antonio Romano e lui sono passati due commissariamenti del Comune, durante i quali sono successe cose che possiamo definire poco chiare. Per esempio, sono state acquistate azioni per 400mila euro dalla Gesenu (la parte privata della Seta) assolutamente fallimentari e di cui il Comune non aveva alcun tipo di necessità. Mi preme dire che per tutte le opere che quell’amministrazione, di cui facevo parte, ha messo in opera, non vi è stata mai alcuna magistratura contabile che abbia contestato alcunché».
Ma quali sono queste opere? Schiavo, in un documento fatto circolare tra i suoi sostenitori, lamenta di essere sopreso del fatto che nessuno di quanti sostennero quell’esperienza sia intervenuto per “rivendicare con orgoglio anni di sacrificio che hanno prodotto una straordinaria opera di trasformazione e rilancio della città”.
«Vuol sapere di che parliamo? – ci dice il medico pneumologo – E allora elenchiamo il Polo della Legalità, ovvero la cittadella giudiziaria, il commissariato di Polizia, la caserma della Guardia di Finanza, la nuova sede della Polizia locale, la nuova caserma dei Carabinieri che ancora non è attiva; o ancora parliamo del Polo della cultura, ovvero Teatro Diana, la sala polifunzionale della galleria Maiorino, il Caffè letterario (i cui lavori son fermi da anni, aggiunge); il Polo dello sport, con il palazzetto e la riqualificazione dello stadio san Francesco; e ancora il Polo della solidarietà con il centro anziani di via Loria e quello giovanile di via Falcone. Vogliamo anche evidenziare la riqualificazione e il parcheggio del cimitero dove prima si rischiava la vita ad ogni attraversamento stradale? L’elenco è davvero lungo, ma voglio aggiungere la riqualificazione del centro cittadino e delle piazze, prima tra tutte piazza degli eventi. Che poi a qualcuno possa non piacere un tipo di lampione ci sta. Ma noi l’abbiamo fatto utilizzando le giuste sinergie economiche tra Governo, Regione e Provincia. E, ripeto, nessuna magistratura contabile ci ha mai contestato nulla».
Però lei a un certo punto ha lasciato quell’amministrazione. Perché?
«Non sono uscito dall’amministrazione, nel senso che non ne ho mai preso le distanze: semplicemente mi sono messo da parte quando mi sono reso conto di non poter dare più un contributo incisivo. Ma non l’ho mai contestata».
Quindi si può parlare realmente di un’alleanza Schiavo-Romano?
«Non mi risulta che Antonio Romano sia interessato a questa tornata elettorale. Ritengo sia stato un sindaco illuminato e intelligente. E sottolineo: prima faceva l’avvocato, e lo stesso mestiere fa ora. Non ha chiesto poltrone per continuare a gestire, a differenza di altri. Né, voglio sottolinearlo, l’ho fatto io quando sono risultato primo dei non eletti alla Regione, avendo portato un bagaglio di voti tutt’altro che irrilevante».