Ad Agrigento, mentre altrove l’inverno costringe al sonno la natura, si celebra il miracolo della vita che si rinnova tra gruppi folkloristici di ogni parte del mondo

di Maria Barbagallo

Il mito racconta che la fioritura del mandorlo sia da ricondurre all’amore tra Acamante, figlio di Teseo, e la principessa tracia Fillide. Omero narra che Acamante salpò al seguito degli Achei per combattere la guerra di Troia, al fianco di Ulisse e degli altri celebri eroi. Durante i lunghi dieci anni di guerra, Fillide non smise di aspettare il suo amato.

Conquistata la città di Troia e terminata la guerra, i greci cominciarono a tornare a casa, ma non vedendo fra essi Acamante, la principessa pensò che fosse morto in battaglia e per la disperazione ne morì. La dea Atena, toccata dalla morte della giovane, la trasformò in un albero di mandorlo.
Ma Acamante non era morto, era stato trattenuto da un’avaria della sua nave. Quando finalmente fece ritorno e seppe della morte di Fillide e della sua trasformazione in mandorlo, corse immediatamente a cercarla, abbracciandola amorevolmente. All’improvviso i rami del mandorlo si ricoprirono di fiori, come a voler ricambiare il tenero abbraccio di Acamante.
Nei lontani anni ‘30 a Naro, chiamata «la fulgentissima» da Federico II, cittadina vicino Agrigento, per volere del conte Alfonso Gaetani, nasce una sagra di paese con il nome di «festa di l’annata nova», con lo scopo di festeggiare l’anticipo della primavera, regalando una giornata spensierata a tutti i contadini della Valle del Paradiso (così si chiama la valle sottostante il paese di Naro) e promuovere i prodotti tipici locali. Dopo qualche anno la festa si sposta ad Agrigento, dove si pensa possa avere una risonanza più vasta e cambia il nome in «sagra del mandorlo in fiore».
Ogni anno, in questo periodo, nella meravigliosa cornice della Valle dei Templi, si riuniscono centinaia di gruppi folkloristici che arrivano da ogni parte del mondo e il festival propone una serie di esibizioni per le vie cittadine dei vari gruppi, che presentano balli e canti tradizionali dei loro paesi, allietando tutta la città, accompagnati da migliaia di turisti che invadono le vie: Agrigento diventa la capitale del folklore. La sagra paesana si è trasformata in un evento internazionale.
La manifestazione comincia con un bel giro al tramonto della Valle dei Templi e davanti al Tempio della Concordia viene accesa la fiaccola dell’amicizia, in segno di fratellanza e di rispetto delle diversità etniche. Segue la «fiaccolata dell’amicizia», dove tutti i gruppi partecipanti sfilano per la città con delle torce accese. Il momento più emozionante della sagra si ha nella giornata conclusiva, quando i gruppi folkloristici sfilano con i carretti siciliani e le bande musicali.
Al termine della manifestazione, davanti al Tempio di Ercole, vi è la cerimonia di premiazione del miglior gruppo folkloristico. Una giuria internazionale consegna, ai gruppi che hanno danzato e cantato meglio e al costume tipico migliore, il premio «Tempio d’oro», molto ambito, raffigurante il Tempio di Castore e Polluce.
Ogni anno, quindi, in un periodo dell’anno in cui il clima è ancora rigido, è possibile assistere al miracolo di Acamante e Fillide, visibile quando i rami dei mandorli fioriscono, a testimoniare l’amore eterno dei due giovani.

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