Nata nel lontano 1917, l’ex parrucchiera compirà un secolo nel giorno di Carnevale. Ci ha raccontato la sua vita, tra sacrifici, lavoro e soddisfazioni
di Virginia Vicidomini
Cento anni il 28 febbraio: è un compleanno speciale quello che festeggerà martedì prossimo la signora Gina Caputo. All’anagrafe Carmela Maria Luigia Caputo, nota a tutti come “Gina”, è nata nel 1917, e vanta una vita dedicata alla famiglia, colma di sacrifici, ma anche ricca d’amore e soddisfazioni professionali.
A soli 17 anni infatti comincia la sua attività di parrucchiera, aprendo un negozio in via Castaldo che porterà avanti per 50 anni.
Nonostante la sua età ci racconta per oltre un’ora aneddoti, ricordi, in un viaggio nella memoria lungo un secolo. Ci racconta che due dei suoi fratelli sono morti e che anche lei, quinta di sette figli, ha rischiato di morire perché la madre non aveva più latte: «A quei tempi non c’era il latte della farmacia, non c’era niente. Sono stata sette giorni e sette notti senza latte, solo con la “pupatella ‘e zuccaro” (ciucciotto fatto con un pezzetto di zucchero)». Riuscì a sopravvivere grazie ad una nutrice, Teresina Cavallaro, che s’innamorò dei suoi occhi.
Ci racconta che quando aveva circa 18 anni muore giovanissima la moglie del fratello, e lei crescerà i nipoti: Pina di 3 anni e Leopoldo di 9 mesi, nonostante la difficile situazione economica in cui versava la sua famiglia e quindi la volontà del padre di Gina di portarli dalle suore: «Non so cosa significhi la gioventù, non l’ho mai conosciuta, ma sono felice lo stesso. Lo rifarei un’altra volta perché li ho cresciuti con tanto amore». Oltre i nipoti ha cresciuto i tre figli: Annamaria, Lella e Gianni.
Ci racconta del suo lavoro, fiera della sua attività di parrucchiera. Dei sacrifici per imparare il “mestiere”, dell’apertura del negozio. «Io ho portato la permanente a Nocera». Del periodo bellico ricorda le miss inglesi, che venivano a fare i capelli nel suo salone. Dopo il terremoto ha ceduto il negozio, ma molte signore hanno continuato a seguirla a casa, fedelissime: «Ho lavorato fino ad 89 anni. Lo facevo con piacere».
Ma la sua vita è stata anche piena d’affetto. A cominciare da quello del padre, sarto, che stravedeva per quella figlia così determinata, a quello del marito Angelo Ceffarelli, maresciallo della finanza. Sposati nel 1946, insieme per 57 anni, il suo compagno di vita l’ha sempre supportata. Tredici anni fa è morto. «Era davvero un angelo. Mi manca assai…». Ci mostra orgogliosa le foto del matrimonio e la sua foto da ragazza, risalente al 1942: «Questa la inviai a mio fratello che stava lavorando in Germania. Mi scambiarono per un’attrice», afferma divertita.
Molto devota, lucidissima ed ironica, Gina ha un’idea chiara di come deve essere vissuta la vita e di come ha condotto la sua: «Non criticare e giudicare gli altri, pregare molto, farsi i fatti propri e compiere buone azioni. Aiutare il prossimo».