Volantini pubblicitari. Ogni giorno intasano le cassette postali dei cittadini con mirabolanti offerte

di sconti del supermercato di zona, del rivenditore di zona, dell’agenzia immobiliare che mostra le sue “ultimissime” disponibilità di appartamenti in fitto o in vendita.
La pubblicità è l’anima del commercio, dirà qualcuno. Vero, certamente, ma chi pensate che – al supermercato e dal rivenditore di elettronica, abiti, biancheria e quant’altro paghi questi costi? Il povero malcapitato compratore, naturalmente, che quando compra l’ultimo telefonino o il vino “in offerta” vi trova caricati, “a sua insaputa” (e questa volta non come Scajola o la Raggi, ma sul serio) i costi di questo tipo di pubblicità. Senza contare che il 90 ed oltre per cento di questi volantini diviene spazzatura, con uno spreco ecologico enorme. Ma non ricordo di aver sentito gli ambientalisti alzare scudi su questo argomento.
C’è un’altro aspetto da non scartare: vedere una cassetta postale piena dà un chiaro segnale a un malintenzionato che in quella casa al momento non c’è nessuno. Ma anche questo viene sottovalutato. E poi ogni tanto ci facciamo i film sui segni che lascerebbero sul portone di casa i potenziali ladri. Codici ormai così conosciuti a forza di pubblicarli che se chiedete a mia nipote di quattro mesi ve li spiega in modo magistrale.
Ma anche il bussare – dove non c’è portiere – ad una determinata ora del giorno per la classica frase “pubblicità, mi aprite?” dà un segnale a malintenzionati a seconda che voi rispondiate o meno.
E allora? Aspettiamo prima che succeda il cosiddetto “fattaccio” prima di adottare regolamenti condominiali che prevedano una cassetta per la pubblicità fuori dai palazzi, come pur si vede di frequente?
E qualche ambientalista che si attivi per evitare questi enormi sprechi di carta, sui quali di certo guadagnano in molti ma non la natura?

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