La proposta di legge recentemente presentata alla Camera potrebbe rendere i nostri amici, non solo di fatto, membri effettivi del nostro nucleo anagrafico
di Rosa Soldani
Il cane è da sempre definito, tra gli animali domestici, come il migliore amico dell’uomo: il legame che riesce ad in instaurare con il proprio padrone ha tutte le caratteristiche di un rapporto di profondo affetto familiare, quasi filiale, tanto che senza alcun dubbio il cane può essere considerato un membro effettivo della famiglia che lo ospita.
Chi scher-zosamente abbia mai dichiarato di essere manchevole nei confronti del proprio animale solo dell’inserimento nello stato di famiglia, oggi deve sapere che presto questa lacuna potrebbe essere colmata. E’, infatti, all’analisi della Commissione Affari Sociali della Camera una proposta di legge che mira a creare un collegamento diretto tra l’Anagrafe canina di competenza regionale e lo stato di famiglia di ciascun proprietario, al quale in base al tenore della proposta di legge si preferisce attribuire la dicitura di adottante. Questo per corroborare l’idea che il cane ha diritto ad avere non un «proprietario», ma un «padre» che si prenda cura di lui.
Secondo i firmatari della proposta di legge, tale soluzione garantirebbe una migliore risposta ai problemi del randagismo, una garanzia di individuazione della responsabilità del proprietario in caso di eventi dannosi provocati dall’animale, un passaggio di adozioni più sicuro e monitorato. Questa operazione sarebbe garantita dalla dotazione agli enti locali, i Comuni in primis, di piattaforme informatiche recanti i dati degli animali, le notizie circa il codice di microchip e una serie di altre informazioni correlate al nome dell’adottante, con la creazione di una vera e propria anagrafe parallela a quella dei cittadini. Perciò, se la proposta passasse, si potrebbe presto parlare con ufficialità di mariti (o mogli) con figli minori e cane a carico, magari in futuro con la previsione di assegni familiari per l’acquisto di tanti ossi e croccantini.