I primi passi alla Rna di Pietro Villani, poi Erta e Rta, insieme a Fabrizio Feo e Fabrizio Failla. Poi l’incontro con l’indimenticato Joe Marrazzo, e arrivò la grande occasione!
di Annamaria Barbato Ricci
Da oggi in poi, avrete un motivo in più per seguire, dalle ore antelucane, i poliedrici contenuti di Uno Mattina: il regista del variegato programma – contenitore di Rai Uno è un nostro concittadino, Nello Pepe. Moltissimi, almeno quelli di noi gravati dagli anta, lo ricorderanno nei programmi di RTA… ma l’immagine è sfocata, perché Nello ha lasciato stabilmente Nocera Inferiore nei primi anni ’80.
Certo, il nostro amico ritorna fugacemente alcuni week end l’anno al suo paese, che ha sempre nel cuore, per incontrare familiari e amici. D’altronde l’impegno severo che lo inchioda in sala regia almeno dalle sei fino a metà mattinata e in riunioni successive, cinque giorni su sette, poco spazio gli concedono al tempo libero; ma, se riesce a ritagliarselo, volentieri ritorna ai luoghi che lo videro ragazzo creativo e curioso di nuove esperienze.
Lo intercetto in una di queste occasioni: sabato 7 gennaio ha trascorso poche ore in città, per un rito che va ormai avanti da una quindicina d’anni: il pranzo dei compagni della sua classe della scuola media, alla Giuseppe de Lorenzo.
Uno stretto vincolo amicale che va avanti da quasi cinquant’anni e che riunisce antichi scolari sparsi per l’Italia e anche per il mondo, come nel caso dell’ormai ‘americano’ Silvio Valbusa, uno chef stellato che ha ideato menu per casa Clinton. Di queste sue ore nocerine, Nello ha voluto dedicarne un paio al Risorgimento, per raccontarci la sua storia di uomo di cultura e della televisione, assurto ad una posizione preminente nei programmi RAI (e non solo).
Entrambi affrontiamo il gelo per incontrarci e ci ritagliamo un cantuccio in un bar di via Matteotti, sopportando anche gli sbadati che dimenticavano le porte aperte, procurandoci folate gelide da brividi, richiamati all’ordine dall’intervistatrice bisbetica.
- Innanzitutto, Nello, raccontaci di questo amarcord annuale con i compagni di scuola delle medie…
L’idea venne, diversi anni fa, all’ingegner Leonardo Cuomo, allorché rientrò a Nocera, dopo aver lavorato parecchio tempo in Germania. C’è sempre un pizzico di nostalgia fra noi, che ricordiamo con affetto persino la severità della nostra austera professoressa di Matematica, la signorina d’Amora. Anzi, con uno dei commensali, il dottor Alfonso Maiorino, figlio del dottor Franco, ho addirittura legami più lontani, a partire dalle scuole elementari. Ancora oggi è impresso nella nostra mente il bruciore procuratoci dalle bacchettate del maestro Felice Liccardi.
- Ai nocerini fra gli anni ’70 e ’80, il tuo volto era familiare perché eri fra i giornalisti e i conduttori del tg della prima TV locale, la RTA. Parlaci di quegli anni ‘epici’.
La mia esperienza ha riguardato anche un periodo antecedente, quello delle radio libere che, per alcuni anni, hanno rappresentato una vera palestra di vita, di gusti musicali, di cimenti para-professionali per molti giovani nocerini. I primi passi li feci alla RNA (Radio Nocera Amica) del professor Pietro Villani, detto ‘l’uomo della notte’, perché conduceva un programma notturno in cui declamava poesia in lingua e in vernacolo, in un florilegio di grandi autori. All’epoca, vi era una simpatica concorrenza fra la RNA e la modaiola RDA (Radio Diffusioni dell’Agro), di Pagani, dove collaboravano come disc jockey o giornalisti giovani dei ‘quartieri alti’. Qualche tempo dopo, un gruppo transfuga, che capeggiai, si staccò dalla RNA per fondare, grazie all’impegno di un gruppo di finanziatori, fra cui il dottor Bebè d’Oro e Pasquale Genovese, una terza radio libera, la ERTA.
Fu quello il nucleo primigenio della prima tv libera nocerina, la RTA. I venture capitalist furono gli stessi della ERTA, perché una televisione richiede apparecchiature costose che certo, noi giovanissimi non potevamo permetterci.
- Dove fu la sede della RTA?
Partimmo da via Lanzara, dove aveva lo studio di analisi il dottore D’Oro, per poi acquartierarci nel convento di Santa Maria degli Angeli. Siamo stati una fucina di giovani talenti. Ricordo che alla Radio ERTA abbiamo ‘svezzato’ Fabrizio Failla, oggi ai vertici di Rai Sport; nostro direttore della testata giornalistica fu Angelo Scelzo che, ai tempi era corrispondente di zona del quotidiano ‘Avvenire’ e, trasferitosi a Roma, è stato protagonista di una importante carriera all’Osservatore Romano ed è stato l’unico sottosegretario di Stato laico mai avutosi in Vaticano, alle Comunicazioni sociali. Alla RTA si è formato il giornalista di TG3 Fabrizio Feo, mentre il direttore responsabile era il mitico professor Gennaro Corvino, colonna anche del Risorgimento Nocerino, oltre che de’ Il Mattino.
L’incontro decisivo con Joe Marrazzo
- Cosa indirizzò fuori dall’alveo nocerino la tua vita?
Indirettamente, la Nocerina. Nel maggio 1982, i tifosi fecero le barricate, bloccando l’autostrada e il Giro d’Italia per una decisione della Lega che ne impedì la promozione in serie B. In quell’occasione venne in città Joe Marrazzo, all’epoca inviato di punta del TG2, grande amico di mio padre, nonché di alcune firme memorabili del Risorgimento Nocerino, Peppino Natale e Pino Villani, colonne della pagina satirica ‘Mondogatto’. Marrazzo venne in RTA per un’intervista e, d’improvviso, mi chiese: “Che ci fai qui, a Nocera? Perché non vieni a lavorare in RAI?”.
- Bella domanda! E tu cosa gli rispondesti?
Proprio: “Bella domanda: e come faccio?” e lui mi diede l’occasione di un colloquio in RAI che ebbe esito positivo. Fu così che andai a lavorare al Centro di Produzione della Rai di Napoli, collaborando alla trasmissione radiofonica “Capitani incoraggiati”, con Antonio Bottiglieri, dedicata ai giovani.
Fu un anno estremamente formativo: facevo il pendolare da Nocera e l’impegno era pesante. Dopodiché, Mario Giannotti mi chiamò a Roma, a collaborare con il programma radiofonico “Un poeta, un attore”. Per due anni vissi la straordinaria esperienza di essere a contatto con i più importanti esponenti della letteratura, del teatro, della critica letteraria: Manuela Kustermann, Anna Buonaiuto, Nino Manfredi; e Franco Cordelli, Giovanni Raboni, Elio Pagliarani sono stati alcuni fra i tanti protagonisti di quella trasmissione. Fu in quell’occasione che compresi che la regia era la mia strada. Ne ero talmente convinto, che m’iscrissi, superando le selezioni, anche al Centro Sperimentale di Cinematografia. Lo frequentai senza completarlo perché il susseguirsi di contratti in RAI non mi consentiva ‘distrazioni’.
- Cosa diceva tuo padre di questa tua attività così fuori dai percorsi consueti?
La vedeva positivamente finché, con lo scoppio di Tangentopoli, divenne più difficile la vita di noi precari RAI, in quanto i contratti erano sempre più merce rara. Fu allora che Papà m’invitò a rientrare a Nocera per ‘sistemarmi’ con un posto impiegatizio. Non gli diedi ascolto e furono tempi di vacche magre, un anno veramente tragico. Testardamente, volli, fortissimamente volli, continuare per la mia strada. Mi accontentai di contratti meno ambiti, ma estremamente formativi, con le trasmissioni sperimentali di Rai Sat, di Rai International e di Rai America da Roma, avvicinandomi, inoltre, al teatro.
- Il teatro: quali sono le regie che ricordi in particolare?
Ce ne sono alcune che mi piace menzionare: ad esempio quella della commedia di Aldo Nicolaj “Non era la quinta, era la nona”, magistralmente interpretata da Miranda Martino; inoltre, mi furono assegnati numerosi premi per la regia di “Tre donne di tanti anni fa”, rappresentazione in tre episodi di Sergio Velitti, con Rosangela Nardiello, Daniela Bracci e Germana Martini, prematuramente scomparsa. Dopodiché seguirono regie tv di spettacoli in diretta, come quelle di un paio d’anni di ‘Obiettivo Castrocaro’ e delle cerimonie di consegna dei David di Donatello.
- Essere regista di una diretta tv richiede una formazione particolare?
Certamente, perché non puoi consentirti di sbagliare, in quanto il pubblico si accorgerebbe immediatamente di ogni errore. Non hai la ciambella di salvataggio del montaggio. Ritengo che sia la sfida più impegnativa per chi vuole fare questo mestiere. Ogni mattina, cinque giorni su sette, ho la responsabilità di mettere in sintonia 130 – 140 persone, ognuna con la propria specifica professionalità. Di queste, 35 – 38 sono fisse e ci ritroviamo quotidianamente: sono 7 operatori, i conduttori, chi si occupa della grafica, i miei 3 assistenti, i tecnici delle luci e del controllo camere, i 5 tecnici audio, i 2 ispettori di studio, i macchinisti e gli attrezzisti e il catalyst, ovvero l’operatore media server; gli altri si alternano nelle giornate di loro competenza e sono gli autori, i collaboratori testi, le segretarie di redazione. Senza dimenticare l’interazione con i TG, con i capiredattore e i redattori.
Con tutti si dialoga, si ride, senza perdere la massima concentrazione, perché un qualsiasi passo falso mette a repentaglio la riuscita della trasmissione e si riverbera sul giudizio del pubblico. La nostra è una squadra forte, composta da personaggi straordinari e di grande professionalità. Non è il paese delle favole, però, perché non mancano i momenti di confronto e gli attriti, ma finisce sempre in un chiarimento e in un abbraccio, grazie al grande spirito di collaborazione che è insito in tutti. C’è un particolare feeling fra me e Franco Di Mare, giacché per tre anni, su RAI International, abbiamo fatto insieme il programma ‘Storie d’Italia’, in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità, riscuotendo grandi apprezzamenti da parte del pubblico degli italiani all’estero, a cui era destinato.
- Quale è stato il momento più difficile che hai superato al timone di Uno Mattina?
E’ coinciso col periodo del mio esordio alla regia della trasmissione, nell’edizione estiva condotta da Alessio Zucchini e Mia Ceran, anche lei, come me, al suo debutto. Era il primo giugno del 2015, il giorno precedente si erano tenute le elezioni regionali e noi avevamo solo provato le posizioni di studio. Fu un vero battesimo del fuoco: ci trovammo coinvolti in un tourbillon di collegamenti dalle varie sedi regionali, di ospiti, di grafiche di dati e risultati. In quell’occasione, ho dovuto mettere alla prova tutto il mio sangue freddo. Come Dio volle, andò tutto alla perfezione.
Vi sono stati poi altri momenti drammatici, che ci hanno proiettato in un allungamento inatteso del programma a causa di fatti tragici. In occasione dell’attentato parigino al Bataclan o dei terremoti di agosto e ottobre dell’Italia centrale, la trasmissione, che in genere dura tre ore e mezza, si è protratta anche fino a sette ore. Il tutto, con interminabili dirette difficili da gestire. In questo anno e mezzo di esperienza alla regia di Uno Mattina mi sono fermato solo quattro giorni, in un continuum fra edizioni invernale ed estiva. Una palestra che ha fortificato l’intera squadra.
- Accanto alla trincea di occasioni drammatiche, però, c’è stato anche un momento emozionante, com’è stato quello della telefonata di Papa Francesco. Io vi ho rivisti su RAI Replay e ho anche condiviso quei minuti su Facebook!
E’ vero, un’emozione indescrivibile, un regalo che il Pontefice ha voluto farci per i trent’anni di Uno Mattina. Posso assicurare che si è trattato di un intervento per tutti noi inatteso, concordato fra la Segreteria di Stato vaticana e la direzione del TG1. Il direttore del TG 1, Mario Orfeo me l’ha detto appena un quarto d’ora prima del collegamento e ho dovuto resettare la scaletta successiva, facendo saltare un intervento del giornalista cinematografico Paolo Sommaruga. Confesso che mi sono commosso, in particolare per l’approccio diretto col Papa, col quale ho parlato prima di passare la linea in studio a Franco Di Mare e Francesca Fialdini.
- Infine, Nello, quale è il tuo rapporto con Nocera?
Straordinariamente bello, torno sempre con gioia dalla mia famiglia e dai miei amici. Mi sarebbe piaciuto mettere a disposizione della città il mio network professionale e la mia esperienza. Ho avuto approcci di circostanza con alcuni decisori politici che, però, non hanno avuto seguito, malgrado mi fossi offerto di prestare gratuitamente la mia opera. Forse hanno più appeal coloro che pretendono fior di quattrini?