Il mito di santa Lucia e sant’Aniello, le previsioni per l’anno nuovo e la nobile arte dello “zampognaro”: tutto questo caratterizzava l’arrivo del 25 dicembre

di Anna De Rosa

Il mese di dicembre, secondo la tradizione, è caratterizzato da alcuni giorni di pronostico. Presagio sia per l’atmosfera natalizia che si accinge, sia come “profezia” dell’ anno in arrivo. Si credeva, infatti, che il clima dei giorni di Natale fosse annunciato da quello del giorno di santa Caterina (25 novembre).

Il proverbio recita: “Comme catareneia, nataleia”. Era, inoltre, diffusa la convinzione che i primi dodici giorni di dicembre annunciassero il tempo dei successivi dodici mesi dell’anno, le cosidette “calende”, una sorta di previsioni metereologiche.
Forte della nostra tradizione è il giorno dell’ Immacolata, come dimostra anche la diffusione dei nomi femminili Immacolata e Concetta, un tempo molto comuni. Nei cortili, già dal 29 novembre fino al 7 dicembre, ogni sera si recitava la novena alla Vergine, dinanzi ad una sua raffigurazione addobbata con fiori e lumini. Il 16 di dicembre invece iniziava la novena natalizia: in ogni casa si preparava il presepe, davanti al quale suonavano gli zampognari, giunti dai loro villaggi nel Cilento. La loro nenia era, ed è, sempre una variazione di “tu scendi dalle stelle”; a volte si accompagnava anche con una preghiera in dialetto.
Una data importante era quella legata a santa Lucia, che ricade il 13 dicembre, e a sant’ Aniello, il giorno successivo. La santa era portatrice di luce e veniva rappresentata con un vassoio dove erano poggiati due occhi. Per un residuo dell’età precedente alla riforma del calendario gregoriano, si credeva che le giornate cominciassero ad allungarsi, quindi che questa data coincidesse con il solstizio d’ inverno : “A santa Lucia, co’ passo ‘e gallina, a sant’ Aniello co’ passo ‘e vitiello”.
La rinascita del sole veniva, e viene ancora, festeggiata la vigilia di questo giorno, con le “scassarie”, grandi falò chiamati così per l’utilizzo, come combustibili, di vecchi mobili e oggetti di legno. Attorno ad essi si raccoglievano (e si raccolgono dove la tradizione permane) gli abitanti della zona e alla fine le donne prendevano con i loro bracieri le ceneri del falò per portarle in casa e quindi assicurarsi un buon anno. La mattina del 13 seguiva una celebrazione nella chiesa di San Matteo e si acquistavano le castagne al forno. A differenza della santa benevola, sant’Aniello era rancoroso e pericoloso. Era convinzione che il santo punisse chi lavorava nel giorno della sua festa, soprattutto quando la moglie era incinta. La diffusa credenza sosteneva che il bambino sarebbe nato con gravi difetti fisici: “’A Sant’Aniello nun tucca’ ne forbice ‘e ne curtiello”. Quindi il 14, molti coniugi si recavano a San Matteo per assistere alla messa e rendere omaggio al santo. In realtà il santo è protettore delle partorienti. Si dice che la madre, Giovanna, fosse sterile, ed ogni giorno chiedeva la grazia di un figlio alla Vergine Maria. Ricevuta la grazia, la donna portò il neonato, a venti giorni, davanti alla Madonna urlando “Ave Maria”.

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