Caro Manlio, in qualità di ex sindaco, di tuo amico e sostenitore, un piacere me lo devi fare, che poi non è un piacere tipo interesse privato in atti d’ufficio, anzi rientra perfettamente nelle tue doverose funzioni di sindaco. Mi devi fare un TSO.

 

E mò ti conto il fatto.

Or è circa un anno il mio oculista mi diagnosticò la cataratta all’occhio sinistro e mi disse che mi dovevo operare, ordinandomi a tal fine una serie di fastidiosi incombenti burocratici: mi dovevo prenotare non prima di giugno, previa apposita prescrizione del mio medico curante, attendere poi pazientemente una comunicazione da parte dell’ASL. Così feci, finché mi giunse una carta condicendo che mi dovevo appresentare in ospedale il giorno 7 novembre alle 11,30 a digiuno munito di visita cardiologica e ECG. Sperai che fosse fatta, sia pure dopo l’attesa di un anno. Ottemperai a sottopormi privatamente ad accurata visita cardiologica dell’ottimo Francesco Giallauria il quale, in nome di amicizia e cortesia per fortuna non si prende pagato, e mi presentai il giorno stabilito, convinto che mi dovessi operare. Invece no, dovevo solo presentare i documenti, pagare il ticket, passare la visita e si doveva “aprire la cartella clinica”. E va bene, sia pure intorcigliandomi la panza, sopportai anche questo, pagai anche il ticket e mi aspettavo che mi dicessero quando dovevo essere operato. Ma anche stavolta l’aspettativa andò delusa, mi scrissero in un registro e mi rimandarono sine die, che poi mi avrebbero chiamato.

Finalmente, proprio ieri, dopo quasi un mese squillò nel mio telefonino una voce femminile che mi disse di presentarmi il giorno 5 dicembre, sempre a digiuno, al che allegramente sperai che fosse giunta al suo termine l’odissea e che fosse giunto il giorno fatidico dell’intervento. Macché! Vana illusione! La voce mi annunciò invece che dovevo portare le carte e che si doveva “aprire la cartella clinica”, tentai di dire che queste operazioni erano state già fatte ma sgarbatamente la voce mi disse che così è e se volevo rinunciare. Benché fortemente tentato, mi astenni dal dire “Vaffanculo” essendo femminile la voce interlocutrice ma annunciai decisamente di rinunciare all’intervento.

E confermo qui il mio sdegnato, protestatario, dignitoso e schifato rifiuto di sottostare a simili angherìe che segnalo anche al signor De Luca Vincenzo, ora commissario alla sanità Campana, con la preghiera di occuparsi di queste cose invece di perdere tempo appresso al SI e al NO.

Intanto resta il fatto che, con un occhio mezzo cecato, sono un soggetto pericoloso per sé e per gli altri perché posso andare a sbattere contro un muro o finire sotto un treno e, specie quando guido, posso combinare qualche grosso guaio. Per cui, caro Manlio, poiché so che mi vuoi bene, solo tu mi puoi salvare, per la tutela mia e della comunità mi devi fare un TSO, ma quando mi mandi a prendere dalle guardie del Comune, mi raccomando di chiarire che non mi devono portare al dipartimento di salute mentale, datosi che la capa mi funziona ancora abbastanza bene, o almeno credo, ma che mi devono portare al reparto oculistica, dove finalmente devono obbligatoriamente sottopormi all’agognato intervento di cataratta.

Aldo Di Vito
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Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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