La Corte Costituzionale ha affermato l’incostituzionalità dell’attribuzione automatica del nome di famiglia paterno alla prole nata all’interno del matrimonio
di Danila Sarno
Finalmente i figli potranno avere il cognome della madre. È quanto ha stabilito la Corte Costituzionale, dichiarando illegittima la norma implicita che prevede l’automatica attribuzione del cognome paterno alla prole nata nel matrimonio.
Tale meccanismo infatti sarebbe contrario agli articoli 2, 3, 29 e 117 della Costituzione, ossia ai principi di eguaglianza e solidarietà che devono ispirare la vita familiare. La sentenza dunque impone il superamento delle visione patriarcale della famiglia, frutto di un retaggio fortemente discriminatorio nei confronti delle donne. La Corte si è pronunciata sul punto grazie alla questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Corte d’Appello di Genova relativamente al caso di una coppia italo – brasiliana che intendeva registrare il proprio bambino con il doppio cognome, con il quale già veniva identificato in Brasile.
Si tratta di una svolta attesa da tempo, che rappresenta il punto di arrivo di un tentativo di evoluzione normativa intrapreso con una proposta parlamentare di riforma circa quarant’anni fa e proseguito con due decisioni della Corte stessa del 1998 e del 2006, nelle quali si era prospettata la necessità di un intervento del legislatore.
Nel 2014, anche a seguito di un richiamo da parte della Corte Europea dei diritti dell’uomo, è stato perciò elaborato un disegno di legge in base al quale “i genitori coniugati, all’atto della dichiarazione di nascita del figlio, possono attribuirgli, secondo la loro volontà, il cognome del padre o quello della madre ovvero quelli di entrambi nell’ordine concordato“. In mancanza di accordo dovrebbero essere attribuiti al bambino entrambi i cognomi in ordine alfabetico, e i fratelli e sorelle nati successivamente porteranno lo stesso cognome del primo.
Inoltre i figli cui sono stati assegnati entrambi i cognomi potranno conferirne ai propri figli solo uno a propria scelta. L’ambito di applicazione di tale disciplina si estende anche ai figli adottivi e a quelli nati fuori dal matrimonio. La proposta è ferma in Senato da due anni, dopo l’approvazione della Camera, ma si spera che la recente sentenza della Corte Costituzionale possa spronare il legislatore a riprenderla in considerazione in modo da superare tutte le incertezze e le difficoltà oggi esistenti per ottenere il doppio cognome tramite richiesta al Prefetto.