A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione: le “esalazioni olfattive” provenienti dalla cottura del celebre alimento possono superare il limite di tollerabilità da parte del vicinato 

di Danila Sarno

Sei un pizzaiolo? Rischi la denuncia! Sebbene siano poche le persone in grado di resistere davanti ad una pizza dal profumo invitante, non tutti sono fan di uno dei prodotti gastronomici più famosi al mondo, tanto che per alcuni il suo odore può arrivare ad essere addirittura intollerabile.

Di questo avviso sono i giudici della Corte di Cassazione che, con sentenza numero 45225 del 2016, si sono trovati a decidere una causa intentata contro la titolare di una pizzeria dagli inquilini degli appartamenti posti sopra il locale. Essi lamentavano di aver subito disturbo a causa delle emanazioni derivanti dalla cottura della pizza che invadevano il vano scala, la zona dei garage e persino le abitazioni, nonostante le finestre chiuse. In ragione di ciò la donna era stata condannata in primo grado alla pena dell’ammenda e al risarcimento del danno, ai sensi dell’articolo 674 del codice penale, per molestia arrecata tramite emissioni olfattive che superano la normale tollerabilità.
Dinanzi la Suprema Corte non sono valse a nulla le resistenze dell’imputata che ha sostenuto che l’odore caratteristico della pizza non è in grado di cagionare molestie vere e proprie. A tal proposito però si è ricordato che il reato di emissioni olfattive intollerabili non richiede che l’emissione provochi un reale danno, essendo sufficiente che essa sia idonea ad offendere o molestare le persone. La titolare della pizzeria ha persino precisato che i testimoni ascoltati dal giudice, pur avendo percepito le esalazioni, non le avevano definite insopportabili. In realtà, ha ricordato la Corte, vi era stato un unico testimone che aveva dichiarato di non aver avvertito immissioni moleste: egli tuttavia era stato ritenuto inattendibile in considerazione di tutte le altre prove testimoniali convergenti circa la sussistenza dei cattivi odori. A questo stesso risultato erano giunti, a seguito di accertamento, anche il funzionario della ASL e il tecnico dell’Agenzia regionale per l’ambiente. 
Insomma per la Corte l’odore della pizza è potenzialmente tanto fastidioso da arrecare danno o comunque disturbo. Pertanto il ricorso è stato rigettato e resta la condanna al pagamento dell’ammenda e al risarcimento.

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