Nell’ ‘800 e fino a metà ‘900 l’Agro nocerino sarnese era animato e caratterizzato da particolari lavori. Alcuni esistono ancora oggi, anche se con nomi più moderni
di Anna De Rosa
Che mestieri facevano i nostri antenati nocerini? Certamente la maggior parte della popolazione era contadina e dedita alla coltivazione di prodotti di altissima qualità.
L’altra buona parte dei restanti nocerini erano impegnati nella commercializzazione e in molti settori dell’artigianato, oggi del tutto scomparsi. E allora facciamola una panoramica dei lavori, almeno quelli più noti, che probabilmente i più giovani nemmeno conoscono: partiamo dall’accongiasegge, che per l’appunto riparava le sedie; avavamo poi il canestaro, un artigiano che fabbricava cesti e oggetti di paglia; il castagnaro, ovvero il venditore ambulante di castagne, che di solito si poteva trovare accanto alle cantine, visto che le caldarroste (‘e verole) andavano a nozze con il vino. A volte era possibile vederlo anche di mattina presto. In tal caso vendeva le cosiddette allesse e palluottele (o vallene), cioè delle castagne lesse in brodo, con alloro, sale e semi di finocchio.
Non dimentichiamoci poi del conciambrelli, riparatore di ombrelli rotti; del gravunaro, il venditore di carbone; dell’acconciapiatti: un artigiano che, girando casa per casa, aggiustava i piatti rotti. E ancora, vi era la lavannara, che girava per le case alla ricerca di panni sporchi che lavava utilizzando sapone e cenere; il lattaro, che ogni mattina andava a prendere il latte appena munto nelle fattorie e, poi, lo portava nelle case dei clienti.
L’antenata della baby sitter? Senza dubbio la mammazezzella, che per conto di altre donne accudiva, o addirittura allattava, i figli. Il verajuolo, colui che vendeva erbe medicinali. Oggi lo chiameremmo erborista, ma allora era un semplice venditore ambulante che trasportava una cesta con vari tipi di rimedi naturali. Il noto pulizzascarpe (chi non ricorda il caro Minucuccio?), che si metteva agli angoli delle strade con il suo banchetto sul quale poggiava le scarpe di chi aveva bisogno di una lucidata. La figura dello shoe shine divenne celebre nel film di De Sica del 1946 “Sciuscià” (forma napoletanizzata dell’inglese).
Infine lavori, per così dire, meno nobili come il latrenaro, noto anche come merdajuolo. Il suo lavoro consisteva nel ripulire i pozzi neri delle case di città, dalle strade ed ovunque gli capitasse, per poi rivendere “la merce” ai contadini che ne facevano concime.