Si racconta da sempre che due anime vaghino per le sale della fortezza, infastidendo o accompagnando nella loro visita gli ospiti. Le storie di Pietro Nocco e donna Cencia
di Anna De Rosa
Ogni maniero per essere degno del proprio nome deve avere un proprio fantasma che infesti e spaventi i visitatori. Il castello del parco Fienga ne ha due: uno buono e uno un po’ più irrequieto.
Il fantasma, per così dire, tranquillo risiede nella parte nuova del palazzo e durante la notte danza “sugli archi diroccati ed in cima alla torre”. Questo, conosciuto come Pietro Nocco, si pensi sia il valoroso Basilio di Levante principe di Capua, che si trovava al servizio di Papa Urbano VI, sepolto proprio nel castello, ai piedi delle mura all’esterno della “sala d’ armi”, alla sua morte nel 1406. Pietro può convivere con ospiti e guardiani senza incutere paura e senza sfoggio di “fenomeni” straordinari.
Basilio era conosciuto anche con il nome di Matul il corsaro, l’uomo, che per amore di Bianca, figlia di Nello, barone di Roccella, smise di depredare e navigare e alla nascita del figlio Corradino, divenne Basilio di Levante. Egli non rivide mai più né la sua amata né il suo erede, pur avendoli cercati per tutta la vita. Ritroverà solo Corradino, proprio nelle segrete del castello, ma senza saperlo lo assassinerà torturandolo. Dopo aver compreso cosa aveva commesso, lo prese tra le sue braccia e invocò il suo perdono, che otterrà prima della sua dipartita. Non rassegnato per la morte del figlio, passerà il resto della sua esistenza a chiedere perdono a Dio, vagando nel castello. Alla fine sarà ritrovato morto sulla tomba del figlio.
Il fantasma irrequieto è, invece, una donna: Cencia di Trastevere, la carceriera, che si agita e grida nei sotterranei della vecchia torre. La donna era innamorata, ma non corrisposta, del suo signore e padrone Francesco Prignano, principe di Capua, duca di Amalfi e signore di Nocera, uomo sanguinario e senza scrupoli.
Ella uscì di senno per la troppa malvagità e rabbia per aver visto sfuggire dalle sue morse la donna che faceva bramare di desiderio il suo padrone. Fu una carceriera cinica e impietosa. È difficile incontrarla, è più facile udirne le grida che emette per spaventare gli ospiti, ma se per caso capitasse sul vostro cammino basterà farsi la croce e invocare la Vergine del Monte Albino per farla scomparire.