Lettera aperta del segretario regionale di Si-Sel al “Rottamatore”: deprecabile usare le promesse di cure uguali per tutti per motivi elettorali. «Non tirare in mezzo il referendum che non c’entra niente e non aspettare il 4 dicembre: per molti di noi è troppo lontano»

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera aperta di Tonino Scala, segretario regionale di Si-Sel, al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha promesso cure uguali per tutti i cittadini ove il 4 dicembre vinca il Sì al referendum sulla nuova Costituzione:

Caro Presidente del Consiglio,

ti scrivo non tanto come politico e coordinatore regionale di SEL-Sinistra Italiana, piuttosto come uomo che, per dolorose ragioni personali, ha a che fare quotidianamente con quel male che più volte stai citando nella campagna elettorale per il referendum: il cancro.
Mi ha fatto male ascoltarti, la politica c’entra poco. Ho provato rabbia, lo confesso, nell’ascoltare le tue parole: “Se vincono i Sì tutti i malati di cancro avranno gli stessi farmaci indipendentemente dalla Regione in cui vivono”. Qualsiasi uomo onesto intellettualmente sa bene che il titolo quinto della Costituzione c’entra davvero poco con i problemi della sanità delle regioni del Sud. Vivo in una terra dove il diritto alla salute previsto dalla Costituzione è negato. Un territorio dove non si riesce più a fare prevenzione, diagnosi e cura. Una regione dove i tetti di spesa per la radioterapia sono terminati a luglio. Dove nonostante all’Ospedale Pascale di Napoli ci siano stanze vuote, disponibilità e grandissime professionalità, mancano gli infermieri per fare le chemioterapia. E ora quei pochi che ci sono, precari di lungo corso, vengono licenziati per far posto a infermieri interinali, in modo da non farli rientrare nei costi del personale e consentire così ai reparti di funzionare. Meno diritti per i lavoratori e norme aggirate per provare a garantire i servizi minimi.
Per non parlare delle liste di attesa eterne, che inducono tanti pazienti a migrare. Viaggi della speranza per avere le stesse cure. Si perché, caro Presidente del Consiglio, i farmaci utilizzati per aggredire questa “bestia malefica” sono gli stessi a Milano, a Roma come a Napoli. I protocolli di cura sono gli stessi, si migra non per vezzo, ma perché se hai 40 anni e un cancro al seno non puoi aspettare due mesi per iniziare le cure, altrimenti muori.
Si migra per colpa della Costituzione? Certamente no. Si migra perché i cittadini italiani non sono tutti uguali. Le regioni del Sud ricevono meno risorse procapite per curarsi, perché hanno una popolazione più giovane. Sembra assurdo ma è così. E ora, grazie ai nuovi decreti approvati dal tuo Governo, al danno si unisce la beffa: da quest’anno, infatti, se il saldo della mobilità dei ricoveri (i viaggi della speranza, per intenderci) in una Regione sarà negativo, ci sarà un taglio proporzionale di posti letto e i posti letto tagliati andranno a favore di quelle Regioni che hanno avuto un saldo positivo di mobilità ospedaliera.
Più cittadini campani e di altre regioni meridionali saranno costretti ad andare a curarsi fuori, più in futuro le possibilità di curarsi nel nostro territorio diminuiranno.
Per affrontare e risolvere il problema non bisogna aspettare il 4 dicembre; lo puoi già fare domani, ripristinando un’equità tra regioni, cittadini e malati.
Caro Presidente Renzi, in campagna elettorale come in altre situazioni hai tutto il diritto di dire ciò che vuoi, ma non ti è consentito di utilizzare la sofferenza delle persone, le speranze di tante famiglie costrette ad affrontare la malattia, per squallide motivazioni politiche.
Se vuoi realmente risolvere la questione sanità, dando le stesse opportunità a chi vive e si ammala a Milano e a Napoli, hai tutti gli strumenti per intervenire. Ma fallo domattina, non tirare in mezzo il referendum che non c’entra niente e non aspettare il 4 dicembre: per molti di noi è troppo lontano.

Tonino Scala

*** Nota del direttore: Pensavo che con certi personaggi, solo apparentemente fuori gioco al momento, si fosse toccato il fondo nell’uso delle promesse elettorali. Mi sbagliavo in modo clamoroso. Se oltre a promettere un milione di posti di lavoro, cosa già nefanda sapendo di non poter mantenere quanto affermato, si arriva a giocare sulla salute, e particolarmente su quella di persone affette da malattie ancora troppo spesso mortali, debbo ritenere che Tonino Scala abbia usato una prosa fin troppo signorile rispetto a quella adatta alla situazione. E mi scusi chi non condivide.

 

Lascia un commento