Vincenzo De Luca a Nocera nella foto di Ciro Paolillo

Monta la polemica contro il Governatore della Campania dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato infondati i ricorsi contro le sospensioni dei condannati, anche non in via definitiva

E’ polemica da parte del Movimento 5 Stelle e di Si-Sel sull’insediamento del Governatore della Campania Vincenzo De Luca dopo la sentenza della Consulta che ha dichiarato infondati i ricorsi contro la sospensione dalla carica dei politici condannati, anche non in via definitiva.

E mentre i Grillini pensano alla legittimità degli atti posti in essere dalla Giunta Regionale retta da un presidente che non avrebbe potuto insediarsi, alla luce dei fatti, anche se è stato successivamente assolto, fa sentire di nuovo la sua voce anche Tonino Scala, segretario regionale di Si-Sel, che dichiara: «Il Governatore De Luca dovrebbe immediatamente dimettersi, per rispetto delle Istituzioni che pure dovrebbe rappresentare; e per dignità personale. Ma sono consapevole, purtroppo, di chiedere troppo e alla persona sbagliata».
Il coordinatore usa toni duri per commentare la decisione della Corte Costituzionale di dichiarare illegittima la “sospensione della sospensione” del Tribunale che aveva permesso a Vincenzo De Luca di candidarsi a Presidente della Regione, quando invece non avrebbe potuto in funzione della Legge Severino.
«E’ una vergogna senza precedenti. Se il Tribunale di Napoli non avesse passato la competenza alla Consulta – prosegue Scala – De Luca non sarebbe presidente della Regione. In campagna elettorale denunciammo con forza questa situazione, con il nostro candidato Salvatore Vozza. Abbiamo rifiutato alleanze che si sarebbero tradotte in consiglieri e posti di governo, ma oggi sappiamo che avevamo ragione a seguire con fermezza una scelta di legalità e rispetto delle Istituzioni. I comportamenti di De Luca – conclude Scala – la sua idea di diritto e l’approccio padronale alla Istituzioni sono elementi che allontanano i cittadini, e in particolare i più giovani, dalla cosa pubblica e mettono allo stesso tempo a serio rischio le istituzioni democratiche. Forzare le norme per le proprie ambizioni personali svilisce in modo grave la politica».

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