L’Italia si è di nuovo fermata e il referendum di autunno preoccupa Usa ed Europa, con il sentore che possa esservi un nuovo colpo destabilizzante per l’Unione pari o superiore al Brexit.

E’ questo il senso delle preoccupazioni che esprime una importante testata americana, il Wall Street Journal, nella sua edizione di Ferragosto.
Ma la preoccupazione è condivisa, come leggo stamane su Repubblica, anche da New York Times e Financial Times. Organi di informazione tutt’altro che superficiali nel dare giudizi.
Il Wall Street Journal evidenzia che “dal 1996 al 2011 la crescita italiana è stata in media dello 0,9% annuo contro +1,4% in Germania, +1,8% in Francia, +2,6% in Spagna”.
Risultati? Disoccupazione giovanile altissima, diminuzione delle spese da parte delle famiglie (anche se spiagge e ristoranti affollati sembrerebbero affermare il contrario), una gran parte dei pagatori di tasse in Italia, i dipendenti del pubblico impiego, che hanno perso ormai gran parte del loro potere di acquisto avendo gli stipendi fermi da sette anni e un potere di acquisto attualmente pari a quello del 2010 o del 2011, con i prezzi che nel frattempo prò sono lievitati come una bella torta ben confezionata.
Le organizzazioni sindacali hanno ormai smesso di tutelare i dipendenti, presi da mille affari che si chiamano ora Caf, ora compartecipazione in compagnie assicurative, ora in altri mille modi. Sono diventati insomma controparte, ed hanno tollerato in cambio dei privilegi via via concessi che i lavoratori venissero tranquillamente schiacciati dai governi succedutisi, particolarmente quelli dell’impiego pubblico, non escluse le Forze dell’ordine.
I privilegi dei politici però sono cresciuti, e come! Alcuni di loro guadagnano ben più del Presidente degli Usa, e non sono rari – in barba a leggi che nessuno rispetta – stipendi da 600mila e più euro.
E voi lettori? Volete attendere impassibili e vedere questo Paese che si sgretola sotto i vostri piedi come se fosse fatto di soffici biscotti?

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