Dipende da dove ti trovi: nella Sicilia orientale finisce in o, in quella occidentale con la a. Questa è la prelibata e divertente diatriba tra i siculi
di Maria Barbagallo
L’arancino è considerato dai siciliani il prodotto di tavola calda più caratteristico. Le origini di questa ricetta sono molto discusse ma Palermo ne reclama la paternità. Di certo si tratta di un cibo popolare che ha subito diversi cambiamenti nel corso dei secoli.
Questa squisita pietanza rustica può essere gustata calda o fredda ed in qualsiasi periodo dell’anno. Può essere consumata come antipasto, come primo o secondo piatto, per fare uno spuntino e perché no, se si ha il coraggio anche a colazione.
L’introduzione del riso aromatizzato con lo zafferano e condito con carne ed erbe si deve agli arabi. Pare che l’emiro arabo Ibn at Timnah abbia inventato il timballo di riso, pietanza che si metteva al centro del tavolo ed ogni commensale ne prendeva un pugno.
Poi arrivarono le monoporzioni di riso condito e il ripieno di carne. Il pomodoro si aggiunse in epoca successiva quando venne importato dal Nuovo Mondo.
La panatura croccante sembra sia stata creata dai cuochi della corte di Federico II di Svevia: consentiva un’ottima conservazione del riso e del condimento e una migliore trasportabilità durante i viaggi e battute di caccia.
Il nome deriva dall’arancia e quindi «arancina»: a Palermo viene ancora chiamata così e la sua forma è tondeggiante. Nel resto dell’isola si parlava un dialetto più stretto ed il termine «arancina» si trasformò in «arancinu». A Catania la sua forma è conica ed è ispirata al vulcano Etna.
A Palermo si usa lo zafferano per dare un colore dorato al riso, molto compatto e separato dalla farcitura. A Catania si usa il sugo al posto dello zafferano e chiaramente il risultato è diverso sia per colore sia per sapore.
L’arancino/a più diffuso/a è quello al ragù di carne, ma ne esistono svariate versioni: le più diffuse sono al burro, agli spinaci, al pistacchio di Bronte, «alla norma» (detto anche «alla catanese»). La forma cambia per distinguere i diversi gusti.
Nel catanese l’arancino a forma di palla viene scherzosamente associato alle persone corpulente definite «arancinu che’ peri» (arancino che cammina).
Dulcis in fundo esiste anche la versione dolce che prevede un ripieno di nutella.
Ricapitolando: arancina a Palermo con zafferano e ragù, forma a palla. Arancino a Catania, ragù ed altri condimenti, forma conica.
Più chiaro adesso? Cari amici comunque lo chiamiate l’arancino/arancina è una pietanza unica che brilla di luce propria. Ogni altra parola è superflua.