Va giù duro l’ex esponente dei Democratici nocerini, ora impegnata nella costituzione del nuovo progetto politico di Sinistra Italiana. E prevede una vittoria a testa bassa di Manlio Torquato

Non appartiene più al Pd ma non lesina critiche alla compagine in cui ha militato Luciana Mandarino, ora attiva partecipante alla costituenda formazione politica di Sinistra italiana, di cui è stata appena nominata membro del comitato promotore regionale. L’occasione è quella delle dimissioni del segretario cittadino del Pd, Alfonso Oliva.

«La politica richiede capacità studio e soprattutto umiltà … doti che il mio ex partito ha mutato con l’ingresso del “rottamatore” (Matteo Renzi, ndr) alla guida. Il fenomeno ha inciso fortemente sulle realtà locali, tanto che la presunzione è divenuta la componente più forte in molti dirigenti».
– Ma, alla fine, cosa è stato per lei l’ormai ex segretario?
«Oliva era semplicemente un interfaccia di aggregazioni provenienti da politici ampiamente consumati ed usurati, direi. Il Pd ora non è altro che un partito centrifuga è affetto da sindrome di dinastia, francamente. I renziani vivono così: proclami, proclami, proclami. Andrebbero studiati socialmente. Un Pd che perde in una città importante come Napoli e non fa analisi del voto è quanto di più assurdo vi sia».
– Pensa che in qualche modo l’alleanza con il sindaco abbia influito con i problemi dei Democratici nocerini?
«Non credo che in questa partita Manlio Torquato abbia influito: il Pd sa farsi male da solo», risponde non senza un po’ di rammarico Luciana Mandarino.
– Lei ha abbandonato da qualche tempo il Pd. Dissidi forti o sentore dello sfascio in arrivo?
«Diciamo pure si sia trattato di sesto senso, ma certamente anche consapevolezze acquisite in 22 anni di esperienza. Nell’aver lasciato il Pd ho un solo ricordo positivo: i tanti giovani e l’innovazione che “Cambiamenti” ha cercato di introdurre, ovviamente scontrandosi col nepotismo e le vecchie logiche. Basti pensare che per mesi ho atteso di formalizzare le mie dimissioni nel modo corretto, ma mi è stato impossibile in quanto nessun direttivo è mai stato convocato».
– Vede Cambiamenti come una possibile formazione civica alle prossime amministrative?
«Ritengo che i componenti di Cambiamenti abbiano uno spessore ben più alto di quello della media dei dirigenti Pd della provincia di Salerno, che sono dei “cooptati” e non hanno nulla a che vedere con il Partito democratico e nessuna radice nel centrosinistra. C’è molto riformismo in quel gruppo e per me una lista “Cambiamenti” sarebbe una gran bella lista ed un progetto nuovo per la città».
– Vogliamo parlare dell’area del Pd che fa capo a Vincenzo Petrosino? Vogliamo chiamarlo l’eterno secondo?
«Per me è un’area filo-governativa, e non è mai stata diversa da questo. L’eterno secondo? – ride sorniona – Diciamo che la frase tipica era “Faccio un passo indietro per il bene del Partito”… Che poi possano avere ancora speranze di un ruolo addirittura sindacale, lascia il tempo che trova».
– Perché sostiene questo?
«Perché Manlio vince! Non ha competitori. Una persona onesta, capace di non rubare, qual è Torquato, rappresenta il modello perfetto di sindaco. E poi, dobbiamo dircela la verità: Nocera è diventata una bella città, malgrado i suoi problemi. Io sto girando tantissimo in Campania, e quello che c’è ora a Nocera non esiste nelle altre realtà».
– Un giudizio di sintesi finale sul Pd?
«Non c’è commento. Ultimamente nel Pd fa politica chi non ne ha capacità e chi invece ha i numeri e la preparazione viene messo fuori la finestra a guardare, in isolamento».

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