Un acceso dibattito su Facebook ha diviso gli animi dei nocerini: molti i dissensi sull’arrivo di extracomunitari nel nostro territorio. Eppure c’è chi ormai è “dei nostri”
di Edda Maiorino
Monta su Facebook la polemica sugli immigrati. E’ di questi giorni un accanito dibattito che per molti li vede come pericolo per salute, sicurezza e lavoro.
Ma a Nocera esistono anche casi di perfetta integrazione, vecchi di anni.
Uno di essi è Abdellah, che tutti i nocerini conoscono con il nome di Simone e per la sua storica presenza accanto alla posta centrale. Partito dal Marocco nell’estate del ’90 e sbarcato a Roma, fece la prima tappa a Sarno, dove ad attenderlo ed aiutarlo per i primi mesi fu suo cognato. Ci racconta che il primo periodo è stato difficile, ma del resto c’era da immaginarselo, e che non è stato semplice apprendere la nostra lingua, tanto che, ancora oggi, si esprime con più facilità in napoletano. «All’inizio mi esprimevo con i gesti per farmi capire e avevo difficoltà nel girare tra le strade perché non conoscevo i nomi delle vie, poi sentendo parlare le persone ho iniziato anche io a capire e farmi capire». Un anno di sacrifici e poi il suo arrivo a Nocera, città che dopo 25 anni ancora lo “ospita” e che considera casa sua. Ricorda di quella anziana signora che non riusciva mai a pronunciare il suo nome e che preferiva chiamarlo Simone, nome che con gli anni ha fatto suo; di come era piacevole la vita negli anni ’90, quando ancora c’era la lire: «Avevo una bella clientela e le persone spendevano più soldi rispetto ad oggi. Infatti ho iniziato a vendere piccoli oggetti su un carrettino e poi negli anni ho messo in vendita sempre più cose tanto che ho dovuto costruire una bancarella più grande. Man mano mi sono fatto tanti amici che mi aiutavano con l’affitto di casa e con la spesa per la mia famiglia». Già, perché dopo essersi “sistemato”, Simone ha fatto venire qui sua moglie e hanno concepito tre figli, due femmine di 16 e 14 anni e un maschietto di 7. Dopo un entusiasmo iniziale relativi ai primi anni di vita a Nocera, la sua espressione del volto cambia e dell’amarezza trapela dai suoi occhi. «Gli stessi amici che all’inizio mi hanno aiutato poi sono spariti, mi promettevano un posto di lavoro che non arrivava mai. E poi a partire dal 2007 è arrivata la crisi che ancora oggi si fa sentire». Eppure nonostante i problemi che lo affliggono e le difficoltà per portare avanti la sua famiglia, Simone sorride sempre ed è contento nel vedere l’affetto che i passanti nutrono nei suoi confronti. Lui può essere, o forse è, l’esempio di un immigrato che è riuscito ad integrarsi all’interno del nostro territorio e se questo è stato possibile un po’ di meriti vanno anche a coloro che invece di chiudergli le porte in faccia, come in tanti istintivamente farebbero, gliele hanno aperte.