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Nella sua denominazione originaria del 1883 l’ospedale psichiatrico era intitolato a Vittorio Emanuele II. Fu luogo di tanta cultura medica ma anche di indicibili orrori

di Anna De Rosa

Come nacque il “manicomio” di Nocera Inferiore, luogo di tanti orrori ma anche posto in cui furono scritte tante pagine sulla psichiatria in Italia?

La Real Casa dei Matti di Aversa (1813-1883) accoglieva i malati di tutto il Sud Italia. A causa del sovraffollamento, il direttore dell’Ospedale della Pace di Napoli, Federico Ricco, propose alla Deputazione provinciale di Salerno il progetto per la costruzione di un manicomio destinato ai degenti del territorio salernitano, successivamente estesa anche a quelli delle province di Avellino, Campobasso, Foggia, Bari e Cosenza. Tra le diverse soluzioni proposte fu scelto il monastero di Monteoliveto, risalente al XVII secolo, che rispondeva alle richieste di isolamento e di prossimità all’abitato, richieste per la nuova destinazione.
A Federico Ricco viene affidato l’ospedale psichiatrico, che diventò funzionale il 31 dicembre 1883, dopo solo pochi lavori assegnati all’ingegnere Michele Franchini. La famiglia Ricco-Nicotera riuscì a tenere in gestione per cinquant’anni il manicomio e lo rese una struttura moderna.
Nel dicembre 1883 divenne sua succursale l’edificio di Materdomini, con 150 posti di capacità, che accolse dementi, addetti al lavoro,  ammalati convalescenti. E’ utilizzata anche come degenza di “folli a trattamento privato per i quali sono predisposti quartini comodi ed eleganti“.
Il crescente afflusso di malati favorì nel 1887 la costruzione di un nuovo edificio per le “agitate”, distaccato dall’edificio centrale. Il fabbricato fu istituito per 120 malate, isolato e circondato da tre giardini, ma dopo poco, causa la necessità di ulteriori posti letto, venne il refettorio trasformato in dormitorio incorporando la struttura centrale. Nel 1887, nel reparto femminile venne realizzata la lavanderia a vapore: un edificio a “L” che accoglieva cinque lavatrici, apparecchi idroestrattori, una stiratrice, caldaia e essiccatoio. Successivamente tra il 1887 e l’anno successivo vennero costruiti il teatro anatomico, i gabinetti scientifici e un locale per il cambio sporco.
In quegli stessi anni anche la sezione uomini venne ampliata con la costruzione di un reparto da destinare agli agitati: una palazzina rettangolare di due piani.
Alla morte di Federico Ricco, nel 1887, lo stabilimento vantava circa sei succursali distribuite su tutto il territorio regionale. Verso la fine del 1800 alla struttura originaria vennero aggiunti altri nuovi corpi per ampliare il tutto: un padiglione per osservazione uomini, uno per osservazione donne, uno di sorveglianza donne e uno di sorveglianza uomini, uno per artigiani e coloni, infermerie per uomini e donne, deposito per attrezzi agricoli, lavanderia, sala anatomica, serbatoio d’acqua e cucina.
L’illustre psichiatra Enrico Morselli (1852-1929) disse in un convegno: “il manicomio di Nocera Inferiore può considerarsi all’altezza delle migliori Cliniche Universitarie”.
Nel 1932 la Commissione di vigilanza nella sua ispezione al manicomio registrò una situazione negativa a causa dell’insufficienza della struttura rispetto al numero dei malati. Si decise quindi di realizzare un nuovo “piano regolatore” di riordino dell’intero complesso per la necessità di residenza e cura di duemila malati, che vide realizzare una piccola struttura autonoma, migliorò le comunicazioni interne collocando l’ingresso principale sull’allora via Nocera Inferiore-Codola (l’attuale via Ricco), separò l’area destinata ai malati da quella degli uffici amministrativi.
Dopo l’emanazione della legge Basaglia nel 1978 il manicomio chiuse definitivamente nel 1998 e gli edifici vennero ripartiti in aree di diversa destinazione; i padiglioni del lavoro “Principe di Piemonte”, di sorveglianza donne e per i servizi generali vennero ceduti, dopo vari interventi di ristrutturazione e restauro, al Ministero della Giustizia e ospitano ora il Palazzo di Giustizia, sezione penale, il Tribunale ordinario civile e l’Ufficio del Giudice di Pace e Unep. Il complesso di Monteoliveto e i padiglioni Ricco e Nicotera, invece, accolgono la direzione del Dipartimento di Salute Mentale e le direzioni di diversi servizi dell’ASL, aule per convegni, biblioteca, archivio e la Fondazione CeRPS. Il padiglione Ventra, diviso, accoglie la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato. In stato di completo abbandono sono la vecchia lavanderia e la nuova lavanderia-centrale termica.

 

nella foto di apertura, l’equipe medica dell’ospedale psichiatrico “Vittorio Emanuele II” negli anni tra il 1909 e il 1915: vi si riconoscono Marco Levi Bianchini, i dottori Quadrini, Lener, Domenico Ventra, Raffaele Canger e  Raffaele Vitolo. 

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