Ognuno di essi era una sorta di grande famiglia: spesso il forno per il pane era in comune, ed ognuno aveva la sua particolare caratteristica

di Anna De Rosa
«Cantavano al Bùvero, il borgo dove abitava Nunziata, una sarta del quartiere militare, a Sperandei, a Liporta, al Mercato, alla Rèndola, a Pietraccetta, a Capofioccano, a Capocasale, al Casale del Pozzo, al Casale Nuovo fino alla Marrata dove abitava Nannina. Tanti grossi borghi popolari, che si sarebbero potuti considerare veri e propri quartieri… »
(Domenico Rea, Ninfa plebea)

Nell’800 l’Agro Nocerino era diviso in due Ripartimenti: Nocera Soprana e Nocera Sottana, formati da Università. Di Nocera Sottana facevano parte le Università di Pagani, Barbazzano, Sant’Egidio e Corbara; di Nocera Soprana, Corpo, San Matteo, Tre Casali e Sperandei. Nel 1834 si formò il Comune di Nocera, nel 1851, invece alcuni villaggi si separarono e costituirono il Comune di Nocera Superiore.
I casali nocerini fanno la storia della città e della popolazione: Capocasale, Casale del Pozzo, Casale Nuovo, Sperandei, il Borgo, piazza Mercato (Arenula), il Vescovado e Capo Fioccano (via Origlia).
Capocasale, ovvero via Gramsci, dal nome del grande intellettuale vittima del fascismo, anticamente era semplicemente il “Casale”. Formatosi all’incirca nell’anno mille, divenne in seguito Capocasale per distinguerlo dagli altri due e soprattutto perché era il centro dell’ Università: infatti a via Sellitti, una traversa del casale, esiste ancora lo stemma in pietra, viva testimonianza dell’ antica sede universitaria. Nei cortili di questa zona cittadina si concentravano centinaia di abitanti, ammucchiati spesso in condizioni precarie, ma loro erano la rappresentazione di una vera e propria comunità, una vita comune per tutti nelle gioie e nei dolori. Legato a questo casale c’è l’aneddoto di un “miracolo”, che ci viene riportato da un libro di monsignor Di Costanzo: in un quadro il Bambino Gesù era apparso con due teste. In realtà, il quadro era stato dipinto due volte in epoche diverse e con il tempo i colori della seconda pittura si erano scoloriti facendo si che riapparisse il primo dipinto.
Casale del Pozzo, o anche via Francesco Federici dal patriota-capo della rivoluzione contro i Borboni, prende invece la sua denominazione della presenza del grande pozzo pubblico. Un fattore importante nel casale erano anche i forni, utilizzati per cuocere il pane. Davanti questi forni in pieno inverno venivano abbandonati i neonati. Per risolvere questo problema il Comune, nell’800, pensò di istituire una “ruota”, in via Stettola; era una ruota girevole, simile a quella dei conventi di clausura, dove chi voleva abbandonare il bambino lo deponeva avvertendo i custodi con una campanella. Vogliamo anche ricordare che tra San Matteo e il Casale del Pozzo si trovava una zona chiamata “Triggio”, “Trivio”, dove sorgeva il palazzo Buoninconti, che nel ‘600 ospitò le truppe spagnole e prese il nome di “caserma vecchia”.
Il Casale Nuovo, via Gambardella, “nuovo” appunto per la sua origine recente rispetto agli altri due casali, è caratterizzato dalla presenza, anche qui, del forno comune e da numerosi archi storici che segnavano il passaggio da un cortile all’altro.
Sperandei, ora via Filippo Dentice D’Accadia, deputato che rappresentò Nocera in parlamento, sorse all’ incirca verso il ‘300 e due secoli dopo divenne Università, una tra le più piccole. Qui c’era la più piccola percentuale di popolazione, contenuta tra i 16 e i 33 fuochi, che erano la famiglie fiscali. Le famiglie più illustri del periodo erano i Grimaldi, i Califano e i De Santis; a quest’ultimi apparteneva una cappella, Madonna del Prato, in cui si portavano gli “ex voto” come augurio per una famiglia numerosa. Mentre nel portone dei Grimaldi si riunivano in “Parlamento” i vari capi famiglia.
Il Borgo è la parte più antica, che divenne il centro della città. Questo era circoscritto tutto intorno dalle mura, da un fossato dal fiume dei Corvi (ora non più visibile), con due porte sui lati: una su San Biagio e una sulla piazza del Mercato. Abbattute le mura, il castello perse il ruolo di fortezza e divenne residenza dei duchi di Carrafa, che ne causarono la rovina e fecero costruire il Palazzo Ducale. L’ edificio venne poi acquistato da Carlo III, che fece costruire da Felice Romano la caserma Tofano. Oggi giorno l’unica dimostrazione del Palazzo Ducale sono la villa comunale, residuo del giardino delle delizie, e le scuderie, ora Palazzo Lanzara in piazza Cianciullo.
L’ Arenula o piazza Mercato, ora è piazza Zanardelli, dal nome di un deputato nocerino che fu autore del Codice Civile utilizzato fino al 1929. Il nome precedente, invece, si riferisce alla fiera che si teneva ogni lunedì. Qui nel 1608 ci fu una significativa protesta, a causa della pretesa del Duca del pagamento di una tassa per l’occupazione del suolo durante il mercato. I venditori che non intendevano ottemperare alla richiesta del Duca, chiesero aiuto al Viceduca, che se ne lavò le mani. Così la fiera non ebbe luogo e fu necessario un accordo per risanare la situazione.
Il Vescovado, formatosi alla fine del Medioevo, nei pressi dell’ Abbazia di S. Prisco, che era stata eretta per custodire i resti proprio di San Prisco, primo vescovo di Nocera, era caratterizzato da un piccolo nucleo di vassalli e famiglie normanne.
Capo Fioccano, invece, stava ad indicare la parte alta del villaggio di Fioccano, ora è via Origlia, dal nome di un eroe della prima guerra mondiale. All’ inizio della via vi è la piazzatta D’Amora con la lapide intitolata a questi due fratelli, medaglie d’argento della seconda Guerra Mondiale.
I casali erano “la vita della città”, dove le esistenze delle persone si intersecavano, si era tutti una grande famiglia.

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