In Italia è boom di appellativi grotteschi. Una moda contraria alla legge, che vieta quelli che espongono il bimbo a scherno. In caso di trasgressione? Il giudice ordina la rettifica

di Danila Sarno

Il nome è il primo elemento connotativo dell’individuo nella sua proiezione sociale ed è ciò che lo accompagnerà per tutta la vita. Scegliere il nome giusto, che non sia banale ma neppure eccessivamente strano, non è sempre facile e spesso i genitori si lasciano trasportare dalla fantasia.

Ne sono prova i nomi che si stanno diffondendo in Italia negli ultimi anni: da Apple (in onore del famoso melafonino) a Belen, Lapo e Rihanna, da Elsa di Frozen a Thor e Xena. Per non parlare di chi sfrutta la combinazione di nome e cognome per fare dello spirito, rischiando talvolta di scadere nel volgare: Perla Madonna, Leon Cino, Angelo Della Morte, Felice Mastronzo, Assunto Licenziato, Margherita Pizza sono solo alcuni esempi.
C’è da chiedersi fino a che punto possa spingersi la libertà di scelta dei genitori e quando invece essa deve piegarsi di fronte al sentire comune. A tal proposito la legge è chiara, e all’ articolo 34, primo comma, del decreto del Presidente della Repubblica numero 396 del 2002 stabilisce che “è vietato imporre al bambino nomi ridicoli o vergognosi”, per evitare che il soggetto possa andare incontro a discriminazioni e difficoltà d’inserimento nella società.
Proprio qualche anno fa, alla luce di tale norma e su segnalazione del Comune, il tribunale di Genova ha imposto ad una coppia di genitori di cambiare il nome del figlio da “Venerdì” a Gregorio. Secondo il giudice la parola “Venerdì” ricordava il personaggio creato da Daniel Defoe nel celebre romanzo di Robinson Crusoe: un selvaggio caratterizzato dalla sudditanza e dalla inferiorità che non potrà mai raggiungere lo stato dell’uomo civilizzato. Dunque, a detta del tribunale, un appellativo troppo stravagante che avrebbe potuto mettere a disagio il futuro adulto, soprattutto perché connotato da sentimenti di tristezza e sfortuna. Secondo i genitori, invece, le suddette connotazioni negative sussistevano nella società inglese del Settecento, ma non in quella attuale dove vengono utilizzati nomi facenti riferimento ad altri giorni della settimana o ad animali (Lupo, Delfina) o eventi religiosi richiamanti sentimenti di inferiorità e di sofferenza (Crocefissa, Addolorata).
La legge ovviamente tutela la libertà di scelta, ma facendo affidamento sul buon senso dei genitori: essi non dovrebbero mai seguire mode passeggere e superficiali, pensandoci due volte prima di affibbiare ai propri figli nomi che li esporranno a derisioni e prese in giro per tutta la vita.

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