L’attore napoletano girerà a Vitulano, vicino Benevento, la sua ventiduesima pellicola: “Felicissime condoglianze”. «Iniziai nelle compagnie amatoriali, una vera palestra»

E’ il ventiduesimo film per Antonio Fiorillo, il quarantenne attore e cabarettista napoletano che farà parte del cast della pellicola “Felicissime condoglianze”, per la regia di Claudio Insegno, prodotto da Anci Film.

«Per la verità ventidue sono quelli in cui ho avuto dei ruoli – spiega il simpaticissimo attore che in questi giorni è stato ospite di un casting che si è svolto a Nocera Superiore – poi ci sono delle comparse in dei film “impensabili”».
Tra le interpretazioni di Antonio tutti ricordano quella a “Benvenuti al Sud”, con – tra gli altri, Claudio Bisio, Alessandro Siani e Angela Finocchiaro, ma anche “La mia mamma suona il rock” con Massimo Ceccherini e “Impepata di cozze” con Sandra Milo e Paolo Caiazzo, per citarne solo qualcuno.
– Quali tra tutti ti ha divertito di più?
«A dire il vero girando mi diverto sempre – risponde Fiorillo – ma ricordo con particolare piacere “La seconda notte di nozze” di Pupi Avati, mio esordio al cinema, ma anche “Operazione vacanze”, del 2011, per la regia di Claudio Fracasso. Il film non ebbe grande successo, ma voleva essere, è il caso di dirlo, un’operazione in cui si voleva riesumare un certo tipo di commedia all’italiana. C’era Gerry Calà, c’era Ceccherini, la Marini, Mattioli. Girammo 40 giorni in un villaggio. Il film non ha avuto successo, ma noi ci siamo divertiti».
– Vogliamo parlare di “Felicissime condoglianze”?
«Vogliamo dare qualche anticipazione? La società che lo produce è una società giovane, di Antonio Portella, ha come direttrice di produzione la nostra amica Carmen Vollaro, si girerà a Vitulano, un paese in provincia di Benevento, ed io non ne ho letto ancora la sceneggiatura perché sono un attore molto pigro. Se mi mandi “Via col vento” o un altro film io prima dico si, poi vado a girare e – aggiunge ridendo- imparo due giorni prima il mio copione… ».
– Ecco, a proposito: quanto di commedia dell’arte c’è in te?
«Ce n’è tanta – risponde Antonio – anche perché io ho incominciato come incominciano tutti quelli che non sono figli d’arte: con le compagnie amatoriali, che sono una sorta di palestra di improvvisazione. Sono arrivato al teatro a 17 anni, al Sannazzaro. Un teatro importante allora ed ancora oggi. E lì di commedia dell’arte ce n’è tanta!».

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