E’ cominciata la “causa di beatificazione” di Marco Pannella. Il leader dei Radicali, deceduto all’età di 86 anni anche in conseguenza di un brutto male, si ritrova all’improvviso migliaia di estimatori che, fino all’altro ieri, manco sapevano fosse ancora vivo.
Il mio grande amico Carlo Meoli, che dell’argomento può parlare con abbondante diritto a farlo vista la sua ultratrentennale militanza politica (ha votato radicale, la prima volta, confessa … ) ha scritto sul suo profilo: «Le battaglie su aborto, divorzio, finanziamento pubblico ai partiti, abolizione dell’ergastolo, smilitarizzazione della Finanza, legalizzazione delle droghe leggere, omosessualità e tanto altro ancora è opera loro. Grazie Marco, grazie amici radicali».
Ma, come discutevamo stamani amabilmente con l’avvocato Pino Faiella, davanti ad un ottimo caffè, Marco Pannella è stato anche la persona che ha spinto le sue provocazioni un ben oltre i limiti che “l’uomo normale” può concepire. Vero è che viviamo in quello che anche oggi è uno Stato a volte più teocratico dei mondi islamici, dove, al di là del credere in Dio, l’influenza sulla politica della Chiesa romana che proclama se stessa cattolica (ovvero universale) va ben oltre il rispetto della libertà di pensiero e azione che finalmente il suo capo attuale, il rivoluzionario e amato papa Francesco, sta riconoscendo ai cristiani e a chi non lo è.
E allora, da un lato debbo concordare pienamente con Carlo Meoli, dall’altro non riesco a dimenticare che grazie a Marco Pannella abbiamo avuto un deputato di nome Tony Negri e che oggi paghiamo il vitalizio parlamentare a persone come la pornostar Ilona Staller. E questo anche la persona più aperta, quale mi auspico di essere, non riesce a digerirlo.
Gigi Di Mauro