Riscopriamo l’usanza della vigilia dell’Ascensione, che vuole si celebri la pratica di lavare il viso con acqua di rose, in segno di purificazione e devozione

di Rosa Soldani

Maggio è il mese mariano, dedicato alla venerazione della Madonna. Molte sono le tradizioni legate alla sua devozione, primo tra tutti il pellegrinaggio che durante questo mese in tanti, uomini, donne, bambini, compiono, rigorosamente a piedi, verso il santuario di Pompei in segno di sacrificio e di lode a Maria.

Altrettanti sono i segni devozionali cari soprattutto alle nostre nonne, che spesso nel tempo sono caduti in disuso e di cui molti giovani non hanno conoscenza, ma che in passato rappresentavano dei veri e propri appuntamenti della tradizione religiosa. Tra questi, «o’ vacille cu’ e rose».
Chi non sa a cosa rimandi questa espressione dialettale, non può non avere in famiglia una persona che sappia spiegargli quanto segue: in occasione dell’Ascensione di Gesù al cielo, che ricorre esattamente quaranta giorni dopo la Pasqua, è tradizione nella sera della vigilia, ovvero questa sera, lasciare sull’uscio di casa o in un luogo aperto una bacinella con acqua e petali di rose, o’ vacille appunto. L’usanza vuole che, durante l’Ascensione, a mezzanotte, Gesù benedica tutte le acque. Con le stesse e con i petali di rosa i componenti della famiglia devono, al mattino successivo, lavare il viso in segno di purificazione. Un rito dedicato a Gesù più che alla Madonna, quindi, ma che coincide con un altro evento improrogabile per i fedeli dell’agro, la venerazione di Santa Maria dei Bagni, nella tradizione mariana una delle sette sorelle. Le celebrazioni in suo onore si tengono nella Chiesa più comunemente conosciuta come « e’ Vagn», a Scafati, anche con i tipici balli e canti folkloristici. La tradizione dell’acqua con petali di rose è, dunque, legata anche a Maria per la coincidenza delle ricorrenze. In passato, quando l’Ascensione coincideva con il giovedì, il rito si svolgeva in tale giorno della settimana e non di domenica, come da molti anni accade.
Se non bastasse già solo la fede e lo spirito religioso, per chi è credente, a favorire la pratica di questo segno devozionale, e senza in alcun modo svilire il senso autentico del rito cristiano, è anche bene sottolineare che lavare il viso con le rose è un’esperienza davvero gradevole per la pelle, che rimane naturalmente morbida e vellutata come pochi prodotti commerciali riescono a garantire, segno più meramente terreno della purificazione e rinascita spirituale cui la pratica religiosa rimanda.
Riscoprire le antiche usanze comuni, anche e soprattutto quelle legate alla religione per i fedeli, rappresenta un’espressione di identità popolare. Talvolta questa, anche latamente ed inconsapevolmente, può aiutare persino a superare certi campanilismi, solo pensando a quanto molte tradizioni siano comuni ad interi territori, come il nostro agro, e non solo ad un paese o all’altro. E allo stesso tempo, la trasmissione alle nuove generazioni delle antiche pratiche, popolari o religiose che siano, è un dovere, per rispetto alla nostra storia e alla nostra millenaria cultura.

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