Solo chi è del Vescovado vive realmente la festa patronale, per gli altri è solo un giorno in cui non si lavora. E se i festeggiamenti si spostassero in piazza Diaz?
di Edda Maiorino
Quanti nocerini vivono realmente la festa patronale? A pochi giorni da san Prisco è questa la domanda che abbiamo posto ad alcuni cittadini e la risposta è davvero sorprendete. Per la maggior parte di essi il 9 maggio è un giorno come un altro, solo una “scusa” per non lavorare, chi può concederselo, ovviamente, o per non andare a scuola. La festa sembra essere sentita particolarmente dagli abitanti del quartiere Vescovado, luogo nel quale è collocata la cattedrale che custodisce il corpo del santo e che porta il suo nome.
Eppure è evidente a tutti che negli ultimi dieci anni i festeggiamenti hanno subìto un calo e più passavano gli anni e meno cittadini prendevano parte a tale manifestazione, fino a contare solo i residenti della zona sopracitata i quali partecipavano alla consueta processione del santo per le vie della città, alla messa in suo onore e ad una breve passeggiata lungo le strade del borgo. «Ricordo perfettamente come veniva celebrato un tempo il 9 maggio. L’intera cittadina viveva con maggiore intensità il momento liturgico, attendeva con ansia il giorno della processione. Ricordo che i bambini, liberi dai vari impegni scolastici, ci davano un mano nei preparativi e poi tutti insieme aspettavamo il santo. Esponevamo un lenzuolo bianco dal balcone in suo onore e al suo passaggio gettavamo tantissimi fiori colorati. Oggi non è più così, non vedo tutta questa partecipazione. Sono in pochi a continuare questa usanza e per lo più i residenti della zona Vescovado», racconta la signora Teresa, 53 anni, casalinga.
Continua Rosa, 41 anni, mamma a tempo pieno: «Ormai è solo un giorno in più da trascorrere con i miei figli. Non la sento come festa patronale e non ci vado da tanti anni perché è male organizzata. Io credo che sia giusto che i festeggiamenti si svolgano lì, però dato il poco spazio bisognerebbe strutturarla in maniera diversa in modo da non creare confusione e magari proporre iniziative anche per i più piccoli. Non sarebbe male pensare qualcosa anche per il centro cittadino in modo da coinvolgere più persone». Invece Carlo, 30 anni, libero professionista, sostiene che «si conosce ben poco della vita del santo e delle tradizioni legate a questa giornata. Non vivo questa festa né sotto l’aspetto religioso né per quel che riguarda le varie iniziative ludiche. È giusto che si festeggi al Vescovado perché è lì che si trova il santo». Anna, 29 anni, ricorda che «si organizzavano dei concerti con personaggi noti e c’era un’intera area dedicata ai vari giochi che coinvolgevano sia i bambini che gli adulti. Di recente, invece, solo qualche cantante neomelodico o qualche gruppo comico ha allietato le varie serate, senza riscuotere, però, particolare successo, le giostre sono scomparse del tutto e solo qualche bancarella, insieme alle luminarie, ci ricordano che il paese è in festa».