Si è tenuto ieri l’incontro finale del percorso educativo svolto dalle classi della scuola “Solimena – De Lorenzo” che ha promosso la legalità “lasciando il segno”
di Tania Pentangelo
Le parole cambiano il mondo. Integrità, coraggio, lotta, impegno, forza, denuncia, giustizia, queste sono alcuni dei valori che hanno tracciato il simbolico sentiero della verità realizzato dagli alunni della scuola Secondaria di I Grado “Solimena – De Lorenzo”, diretta dal professor Giuseppe Pannullo. Un sentiero fatto, come ci dicono, di piccole scelte quotidiane.
Una manifestazione, quella di ieri, tenutasi nell’aula magna dell’Istituto Tecnico Commerciale “Raffaele Pucci” di Nocera Inferiore, posta a termine di un percorso formativo ed educativo sulla legalità. I ragazzi hanno dato voce ai tanti eroi messi a tacere dalla camorra, purtroppo componente endemica del nostro territorio, raccontando le loro vite, riflettendo sui loro messaggi. Tante storie diverse che si intrecciano, che prendono vita attraverso immagini, parole e disegni, storie che hanno come protagonisti adulti, ragazzi ma anche bambini. Basti pensare a Gioacchino Costanzo e Valentina Terracciano morti a soli due anni, a Giuseppe Piccolo, a Pasquale Auriemma, a Luigi Cangiano, alla piccola Simonetta Lamberti, ad Antonio Landieri, ad Annalisa Durante. Nomi che spingono a fare memoria anche quelli di Marco Pittoni, Dino Gassani, Andrea Mormile, Angelo Vassallo, Aniello Arcella, Raffaele Pastore, Giovanni Spampinato, Giuseppe Diana, Domenico Beneventano, Franco Imposimato, Giancarlo Siani, Federico Del Prete, Ciro Zirpoli, Paolino Avella, Joe Petrosino, Alberto Varone, Gennaro Galano, Giuseppe Salvia, Antonio Ammaturo, Pasquale Paola, Salvatore Nuvoletta, Luigi D’Alessio, Elio Di Mella. Nomi che hanno parlato e parlano ancora di morte, si, ma che attraverso il ricordo profumano tuttora di dignità.
Intervenuta durante l’incontro Anna Garofalo, presidente provinciale di Libera, associazione nata con l’intento di incoraggiare la società civile alla lotta contro le mafie e promuovere legalità e giustizia.
«Cosa dire? Stamattina ho assistito a quella che secondo me dovrebbe essere la scuola nella sua piena realizzazione, quella che mette insieme capacità, competenze e contenuti. Noi, come Libera, facciamo della memoria uno degli elementi fondamentali del nostro percorso, pensiamo che sia necessario capire fino in fondo il dolore di chi ha vissuto sulla propria pelle la perdita di un caro, perché questi fatti ci appartengono, riguardano ognuno di noi. Ognuno di noi in qualsiasi momento può diventare protagonista di quel lungo elenco di circa 900 nomi di vittime innocenti delle mafie. Ce la possiamo fare, sarà un processo lungo ma non dobbiamo girare la faccia dall’altra parte. Sono essenziali l’unione, la ricostruzione delle storie e l’impegno quotidiano, per non dimenticare e per fare in modo che la legalità non sia quella celebrata, ma quella vissuta nelle piccole cose» ha affermato. Preziosa la testimonianza di Mario Esposito Ferraioli, fratello di Tonino, morto nel 1978, che ha detto: «Ho sentito nominare più volte la parola eroi, ma questi non erano eroi bensì persone normali che volevano solo fare il loro dovere. Il mio impegno nasce sopratutto dal fatto che vorrei non vedere più altre mamme piangere per i propri figli uccisi dalla mafia, dalla camorra, dalla droga, dal bullismo, e soffrire, quindi, come ha sofferto mia madre. L’impegno è quello di veder crescere tanti giovani con gli stessi ideali, gli stessi valori di Tonino. L’impegno è quello di far capire a chi ci amministra che la legalità non è come un abito da indossare quando ci piace o ci fa comodo ma uno stile di vita da assumere, da portare dentro. Non si insegna ma si consegna, giorno per giorno. È difficile saper vivere ma penso che la vera vittoria sia lasciare un segno bello negli altri e i ragazzi oggi ci sono riusciti».
Presente anche Goffredo Locatelli, nipote del sindaco Marcello Torre, assassinato il 1980 a Pagani: «Il percorso è stato davvero molto bello, un lavoro cercato con il cuore e soprattutto con intelligenza – ha dichiarato – un’opera molto profonda di ricostruzione di tutte le storie, perché ognuna va ricordata senza differire dall’altra. Mio nonno era un sindaco non un eroe, è morto perché amava tanto la sua terra e non si è piegato ad un gioco politico criminale, credeva infatti in un concetto di politica che adesso non sentiamo più vicino: una politica che serve la gente e che non si serve della gente. Purtroppo io non l’ho conosciuto perché sono nato cinque anni dopo il suo assassinio ma sono orgoglioso di essere suo nipote e lo ringrazio per avermi trasmesso i valori in cui credeva, lottava, e per cui ha perso la vita».
Una scuola che vuole promuovere la cultura e il senso civico, alla base di ogni realtà che educa. Una scuola, luogo d’impegno, che crea ponti di memoria ed è veicolo di speranza.