Il ciclo di convegni sugli stermini più atroci del ventesimo secolo – svoltosi nell’ambito del festival “La Città incantata” – si è concluso con la presenza della giornalista del Tg2 Christiana Ruggeri
di Rosa Soldani
«Il genocidio in Ruanda ha lasciato un tatuaggio nella mia anima, prima come essere umano e poi come giornalista». Lo ha dichiarato Christiana Ruggeri, giornalista e corrispondente degli esteri del Tg2, ospite come relatrice al secondo convegno di “Genocidi invisibili”, tenutosi ieri sera al Centro Studi Medea di Nocera Inferiore e dedicato ad un approfondimento sull’eccidio del 1994 in Ruanda.
Per l’occasione, la Ruggeri ha presentato il libro di cui è autrice, “Dall’inferno si ritorna” (Giunti Editore): la testimonianza di una bambina tutsi di soli cinque anni che riesce a sopravvivere allo sterminio della sua famiglia e della sua etnia, nonché all’esodo forzato verso lo Zaire.
«Il libro – ha spiegato la Ruggeri – doveva essere soltanto una raccolta di interviste a sopravvissuti al genocidio ma, dopo aver ascoltato le prime parole di Bibi, nella mia mente il racconto già prendeva forma. Mi piace evidenziare che i proventi del libro vengono utilizzati per far funzionare, grazie all’associazione “Progetto Rwanda Onlus”, una mensa nella scuola materna della “Casa della pace e della riconciliazione” di Kicukiro. Per ora manteniamo 55 bambini ma mi piacerebbe, con l’aiuto di tutti, poterne assistere cento».
L’intervento della Ruggeri, moderato da Antonio Maiorino (coordinatore artistico del festival “La Città Incantata”) e dalla giornalista del Risorgimento Nocerino Annamaria Norvetto, è stato anticipato da una breve clip cinematografica tratta dal film Munyurangabo di Lee Isaac Chung, e dai saluti dell’assessore alla cultura di Nocera Inferiore, Maria Laura Vigliar. Non sono mancati gli interventi dei rappresentanti dei partner del Film Festival, quali Amnesty gruppo 261, il Risorgimento Nocerino e il Centro Studi Medea di Claudio De Angelis, all’interno del quale si sono svolti i due incontri di “Genocidi invisibili” (il 5 e il 19 aprile).
«Quello che è accaduto in Ruanda – ha concluso la giornalista romana – ha generato circa un milione di morti in soli 101 giorni. L’inferno ha cambiato indirizzo e si è impossessato di questo meraviglioso Paese africano: ma attenzione a pensare che l’Occidente non abbia colpe. Sono stati i belgi ad istituire le carte di identità etniche e i francesi hanno fornito l’arma simbolo dello sterminio, il machete. Le donne hanno tirato di nuovo in piedi un Paese distrutto e devastato dall’orrore. Umiliate, stuprate, insultate, hanno fatto rete e si sono unite con una forza straordinaria per permettere al Ruanda di riavere finalmente tramonti senza sangue. Perché sì, dall’inferno si ritorna».