Storia di un campionato bellissimo e di un incantesimo durato tutta una stagione. Il Città di Nocera è in serie D, e i vessilli rossoneri ondeggiano più forti di prima
di Marco Stile
13 settembre 2015. Fa ancora tanto caldo, e la mia famiglia è andata al mare. Io resto solo a casa e, tra i tagliolini al pesto che ho cucinato e una canzone al pc a tenermi compagnia, mi rilasso. Mi accorgo che manca l’acqua: devo scendere in garage a prenderne una cassa. Nel percorso che porta al cortile, scorgo per terra un vessillo, dai colori che mi risultano, come dire, familiari.
Era una bandiera per metà rosso fuoco e per metà nero tenebra: semplicemente ciò che mi fa ribollire il sangue. È sgualcita e un po’ impolverata. Potevo mai buttarla via o lasciarla lì?
Certo che no. Quel drappo mi fa quasi tenerezza, e decido di portarla a casa. È il 13 settembre, come detto, ed è il giorno di Città di Nocera-Faiano. Portarla allo stadio non è da me: preferisco guardare la partita con un certo aplomb. Scelgo di esporla fuori al balcone, ma tutto ciò che ho in casa è dello scotch, per niente rassicurante in termini di affidabilità. La lego al balcone come meglio posso, quasi certo che, nel giro di qualche giorno, sarebbe caduta in testa a qualcuno. Per la cronaca, vinciamo 1-0. Inizia il campionato, inizia un’epopea che mai avrei creduto fosse così piacevole.
Ottobre 2015. Una tremenda alluvione devasta Benevento e colpisce anche l’Agro nocerino-sarnese. Nocera, dunque, non viene certo risparmiata. Il rumore della bandiera, rimasta esposta a pioggia e vento incessanti, non promette bene: sono sicuro che, di lì a poco, cascherà su una macchina parcheggiata.
E invece no: quella bandiera resta miracolosamente legata al balcone con lo scotch. Rimango allibito, felicemente sorpreso della cosa. Il vessillo trovato per terra un mese prima diventa un feticcio, un simbolo a cui aggrapparsi. Il Città di Nocera vince quasi sempre nel girone d’andata e poi cade: i rossoneri perdono ad Eboli ed esonerano Pasquale Esposito.
È il momento topico della stagione: arriva Vincenzo Maiuri. Il tecnico ex Taranto (tra le altre) imprime alla squadra la propria verve offensivista. Persona di rara educazione e di grande preparazione tecnica, si innamora di Nocera e della sua squadra. È un attimo: i ragazzi girano a mille e, con qualche giusto innesto, fanno mangiare la polvere a tutti. Un’escalation che dura diciotto partite, nelle quali i molossi hanno conquistato diciassette successi. L’eccezione? Il pari interno con l’FC Sorrento, l’inseguitrice di un campionato intero, degna rivale di una squadra che si è rivelata fortissima. I costieri, formazione costruita a suon di quattrini, fanno terra bruciata ovunque…tranne che a Montesarchio, dove Pasquale Ferraro cambierà marcia al campionato, battendo gli stessi ragazzi di Turi. Ma questa è un’altra storia.
La storia di cui stiamo parlando è, invece, quella di una squadra che ha conquistato 80 punti su 90 disponibili. Una roba da matti, che neanche la Juventus. Un percorso eccellente, da record in Italia nella categoria. Non ci sono rivali che tengano: quando vinci 26 partite su 30, significa che per gli avversari c’è solo una cosa da fare: togliersi di mezzo.
E la bandiera? È rimasta là per 29 giornate, finché non mi sono reso conto della sua presenza sabato mattina. Si è creato un incantesimo, che non può e non deve essere spezzato proprio ora. Inutile dire che rimarrà lì per anni e anni…