Al termine di un campionato combattutissimo i rossoneri tornano in Serie D dopo due anni di umiliazioni in campo e nei tribunali. E adesso si godono i meritati festeggiamenti
di Domenico Pessolano
Il calcio ci insegna che le rincorse verso un obiettivo sono interminabili, perché più questo è vicino e più ogni pallone scotta, più ogni minuto sembra tramutarsi in un’eternità. E’ successo tutto questo al Città di Nocera, che dopo aver battuto nell’ultima giornata il San Vito Positano sul neutro di Scafati (gol di Marcucci) si è finalmente liberato di questo inevitabile alone di tensione.
Tensione? Sì, perché la galoppata verso la Serie D dei rossoneri si è conclusa solo oggi, al termine di un campionato conteso duramente con i rivali del Sant’Agnello, ai quali va sportivamente reso l’onore delle armi. Discorso simile ma differente per i giocatori del Città di Nocera, che meritano di essere celebrati dai propri tifosi come i protagonisti di una cavalcata che, nonostante il poco appeal della categoria, resterà nella storia del calcio a Nocera e in quella che in futuro – si spera il più presto possibile – tornerà a chiamarsi Nocerina. Lo meritano, sì, perché fin dall’inizio della stagione hanno garantito alla società e ai supporters rossoneri semplicemente il massimo su tutti gli aspetti, sia su quelli atletici, tecnici, sia su quelli psicologici. Eppure, dopo l’esonero di Pasquale Esposito all’indomani della sconfitta patita contro l’Ebolitana questo impegno sembrava fine a se stesso, perché Carotenuto e soci erano a -4 dal Sant’Agnello. E invece ecco che con l’arrivo in panchina di Vincenzo Maiuri l’ambiente rossonero ha ritrovato lo spirito battagliero che lo ha sempre contraddistinto, che lo ha portato diritto fino al sorpasso sui Costieri prima, e alla tanto agognata promozione in Serie D poi. Una D che mai come questa volta assume una valenza molto più importante del solito, perché arrivata dopo due anni di umiliazioni in campo e nei tribunali, dopo due anni in cui nelle due Nocera non si è più parlato di calcio. Ora invece sì, e lo si può fare festeggiando come è stato fatto nella serata di ieri insieme ai giocatori, in una tribuna del “San Francesco” semplicemente gremita. Lo sarà l’intero stadio da settembre, quando i molossi inizieranno a calcare palcoscenici già più importanti, ma che ancora non competono loro del tutto. In fondo, diciamocelo inter nos, questo è solo l’inizio di una nuova e bellissima storia.