A tre giorni dalla consultazione popolare nell’aula consiliare del palazzo di città si discute del futuro degli idrocarburi in Italia. Tutti ben decisi a votare sì ma non manca qualche dissenziente
di Tania Pentangelo
Un quesito referendario molto chiacchierato quello del prossimo 17 aprile, il primo nato dall’iniziativa politica di nove Regioni, che vede i cittadini esprimersi in merito all’abrogazione della norma che prevede attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi entro le 12 miglia dalle coste italiane, senza limiti temporali e fino all’esaurimento dei giacimenti.
“Trivelle e Politiche energetiche“: questo l’argomento del convegno, promosso dal Partito democratico nocerino, tenutosi ieri pomeriggio nell’aula consiliare del Palazzo di città. Ad introdurre il dibattito il sindaco Manlio Torquato: «La mia è una considerazione di ordine politico e non partitico sul perché ritengo che a questo referendum si debba votare e si debba votare sì. Non sappiamo in modo chiaro in che termini si possa dire che le estrazioni petrolifere siano di impatto dannoso sull’ambiente ma ovviamente io sono tra quelli che temono conseguenze di questo tipo. Pur tuttavia l’elemento principale di valutazione è di carattere politico. Non c’è governo al mondo che possa rinunciare in via preventiva a rapporti con concessionari privati e con multinazionali private, che insistono sul territorio dello Stato. Che l’anticipazione del termine di estrazione poi possa o meno rappresentare una maggiore compromissione dal punto di vista ambientale è questione tuttora dibattuta e milita parallelamente al fatto che l’estrazione stessa può rappresentare un danno ambientale» afferma.
A seguire l’intervento del segretario provinciale del partito democratico, Nicola Landolfi, che ha sottolineato quanto l’incontro andasse al di là del tema stesso, segnando l’inizio di una nuova fase importante sia per il partito che per l’amministrazione locale. Una fase che si lascia alle spalle discussioni di ordine interno e si concentra sull’iniziativa politica e pubblica, sul da farsi concreto.
«Come partito nazionale propendiamo per l’astensione, ma io non faccio propaganda in tal senso. Parteciperò al referendum e voterò per il sì. Mi auguro, inoltre, che si raggiunga il quorum e che non sia per la democrazia un’occasione sprecata» conclude.
Più tecnico, invece, il contributo dell’assessore all’ambiente Francesco Scarfò, che è entrato nel merito della consultazione popolare e nello specifico degli opposti effetti del sì e del no. Per ciò che concerne l’aspetto politico ha invece affermato: «A mio giudizio, la vittoria del sì sarebbe un fortissimo segnale volto all’ampliamento della politica sulle energie rinnovabili. In tal senso l’Italia è un paese che ha fatto molto negli ultimi anni, raggiungendo una percentuale, rispetto al fabbisogno, già ora superiore a quella prevista nel 2020».
Schierato per il sì anche il presidente dell’associazione “#Cambiamenti”, Giancarlo Di Serio, che afferma: “Superare il quorum significa voler sviluppare nuove forme di politica energetica, voler rafforzare il concetto che la salute e l’ambiente non sono elementi che possono essere sacrificati in ragione dell’economia. Dire sì significa che le concessioni non possono essere eterne, che è lo stato a gestirle, autorizzarle e prorogarle se lo ritiene opportuno. Auspichiamo che il referendum, al di là del suo esito, sia anche il punto di partenza per sviluppare un dibattito sulle nuove fonti energetiche, con particolare attenzione alla modalità di gestione e coinvolgendo istituzioni, cittadini e associazioni».
Voce fuori dal coro, il segretario generale Uil Gerardo Pirone, che ha esposto il proprio concetto in materia, evidenziando la volontà da parte del sindacato di lasciare totale libertà decisionale ai proprio iscritti, nonostante l’inutilità del referendum che non apporterebbe alcuna novità. Un invito a votare “anche con un no convinto” per abbandonare petrolio e gas e dedicarsi con intelligenza, programmazione e compartecipazione responsabile alla creazione di un futuro eco sostenibile.
A chiudere il confronto Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania, che ha dichiarato: «Nonostante il referendum abbia sicuramente un valore intrinseco ed emblematico avremmo voluto evitarlo. C’è, piuttosto, la necessità di lavorare sull’auto produzione, sulla valorizzazione delle energie inesauribili che consentirebbero grandi investimenti e sbocchi occupazionali. Bisogna optare per una profonda rigenerazione della società, migliorando gli standard e tenendo presente la sostenibilità e il futuro del pianeta».
Un incontro a più voci, prova che attraverso il dialogo possono coesistere comunità d’intenti e diversità di vedute.