Nel primo convegno dedicato ai “Genocidi invisibili” il fotografo umbro parla attraverso i suoi scatti della macchina di morte “S21”. Gli incontri nell’ambito del Film Festival “La Città incantata”

«Le foto esposte nella mostra curata da Nicolas Pascarel al Pan di Napoli nel 2014, ricercano una dimensione astratta che non rincorre la perfezione estetica dello scatto». È ciò che ha dichiarato ieri sera Roberto Arcangeli, il fotografo relatore del primo incontro dedicato ai “Genocidi invisibili”, tenutosi ieri sera presso il Centro Studi Medea di Nocera Inferiore.

Gli eventi si inseriscono nella programmazione de “La Città Incantata Film Festival” e nascono da un’idea di Annamaria Norvetto e Antonio Maiorino (coordinatore artistico del Festival), in collaborazione con il Centro Studi Medea di Claudio De Angelis, Amnesty gruppo 261, Presidio di Libera a Nocera Inferiore “Jerry E. Maslo”, e il Risorgimento Nocerino.
 «Quello che è accaduto nel centro di sterminio “S21” – spiega Arcangeli – è stata una follia che puntava all’eliminazione di un’intera popolazione che non si era macchiata di nessun reato se non quello di vivere in un momento storico orribile per la Cambogia. Entrare in “S21”, ex scuola adibita a macchina di morte e tortura, ha avuto un grande impatto emozionale su di me prima come uomo e poi come fotografo. Ricordo di aver percepito un grande silenzio, di quelli che terrorizzano e svuotano. Non sono riuscito a resistere per molto tempo, ho scattato e poi sono uscito». Il racconto del relatore è stato preceduto dai saluti di Claudio De Angelis del Centro Studi che ha ospitato il convegno, degli altri partner del Film Festival e da una breve clip cinematografica tratta dal film “L’immagine mancante” di Rithy Panh. La serata presentata e moderata dal giornalista Antonio Maiorino insieme ad Annamaria Norvetto, si è incentrata sull’esperienza diretta di Arcangeli che nel 2013 ha deciso di recarsi in Cambogia per visitare il centro di sterminio dei kmer rossi “S21”, ex centro di educazione scolastica. Le immagini nel lager, proiettate nel corso della serata, ritraggono a loro volta alcune fotografie delle vittime (scattate abilmente dai carnefici), e particolari delle celle nonché delle mura che circondavano i prigionieri. «Non era mia intenzione fare qualcosa di scontato – ha raccontato il fotografo – o che si fosse già visto un milione di volte. Volevo ricercare un certo astrattismo che andasse fuori dagli schemi convenzionali della fotografia ma che potesse emozionare e far riflettere sull’orrore e l’inconsapevolezza provata dalle vittime. Ho tagliato alcune parti del viso in certi scatti per una forma di rispetto per quelle persone che sono morte in un modo terribile, e che vivranno in eterno per via della macabra decisione di fotografarli da parte dei responsabili materiali delle atrocità».

 

nelle foto di Ciro Paolillo: in alto Roberto Arcangeli tra Antonio Maiorino e Annamaria Norvetto; al centro il saluto di Claudio De Angelis; in basso l’intervento del direttore del Risorgimento Nocerino Gigi Di Mauro

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