Marcello Ravveduto

«Torno nella lotta soltanto per un nuovo progetto di vita a Pagani. Non ho alcun interesse personale. Sogno una Pagani civile e libera»

Marcello Ravvedutodi Federica Ruggiero

Sabato sera al Punto Einaudi di Nocera Inferiore si è tenuta la presentazione del libro “Il sindaco gentile” (Melampo Editore) di Marcello Ravveduto, storico e docente universitario.
L’incontro, e di conseguenza il racconto del libro, è stato un viaggio nella storia di una porzione dell’Agro nocerino sarnese attraverso l’approfondimento scientifico della vita di Marcello Torre, sindaco di Pagani per poco più di cinque mesi.

Torre, dopo essersi precedentemente ritirato dalla politica, ritorna come candidato sindaco della Dc e lo diventa il 7 agosto 1980: da subito continua la sua lotta contro la corruzione malavitosa. Un mese prima del suo assassinio ci fu il terremoto che mise in ginocchio la zona dell’Irpinia, e durante la ricostruzione Torre cercò di escludere le organizzazioni mafiose dagli appalti pubblici;  inoltre Marcello era un avvocato e durante la sua vita ha anche difeso dei camorristi: un’accusa, quella di far da anello di congiunzione tra camorra e gestione dell’amministrazione comunale, che si sente  fare spesso. Tutto questo portò Torre a temere per la propria vita. E infatti nel dicembre dello stesso anno, il (neo) sindaco viene assassinato da due killer: nel 2001 viene condannato all’ergastolo, con l’accusa di omicidio, Raffaele Cutolo, boss della Nco, la nuova camorra organizzata.
Fabrizio FeoA tracciare le vicende di cronaca di quel periodo, inquadrando l’ambito in cui Marcello Torre divenne sindaco, un giornalista che ha sempre vissuto di pane e delitto, divenendo uno dei massimi esperti del quadro malavitoso campano: Fabrizio Feo, da anni alla Rai ma con un passato di corrispondente da quelle che negli anni ’80 potevano tranquillamente essere chiamate “zone di guerra”: quelle della Campania e del nostro Agro in cui – come tra un passaggio e l’altro ha ricordato – in quel periodo morivano ammazzati nella guerra per il predominio criminale nella nostra regione anche quattrocento persone all’anno.
Si intende da subito che Torre ha vissuto una vita caratterizzata da contraddizioni, come ha sottolineato uno degli altri ospiti della serata: Isaia Sales. Quest’ultimo – già deputato e consigliere regionale del Pci –  ha avuto una conoscenza diretta del nostro sindaco e pone l’accento soprattutto sul fatto che Marcello è stato uno dei pochi democristiani onesti dell’epoca.  Sales evidenzia che questa biografia è riuscita a riconsegnare Torre alla storia, in quanto la memoria di quest’ultimo è stata per anni infangata e anzi, la memoria collettiva, ovvero il ricordo vivo nell’opinione pubblica, ha offuscato la realtà. Lo stesso autore afferma che la narrazione pubblica della vita del suo personaggio è stata costruita sul nulla, basata non su fonti certificate ma unicamente su stereotipi e voci di paese. L’intento di questo racconto era passare dalla memoria alla Storia, appunto. Non descrivere un eroe, ma l’uomo presente dietro tutte le azioni: l’uomo che parlava con i cittadini della sua città, che ha voluto garantire a tutti legittima difesa incarnando a pieno il valore dell’etica professionale, l’uomo che ha abbattuto il pregiudizio secondo cui democristiano corrisponde ad essere colluso con la criminalità organizzata. L’uomo che è “rimasto per cambiare”, nonostante tutto.

 

 

 

nelle foto: in alto il professor Marcello Ravvedduto; al centro un momento dell’incontro nocerino per la presentazione del libro; in basso Fabrizio Feo, giornalista Rai

 

Lascia un commento