A primavera mi veniva a prendere all’asilo delle suore di via Matteotti. Una strada ben diversa da quella di oggi, piena di sole e di profumi perché ai lati della strada vi erano solo ville e giardini di rose odorose

di Carla D’Alessandro

Ogni anno ritorna la festa del papà nel nome di un papà speciale…San Giuseppe, il padre di Gesù. Questa ricorrenza spinge tutti i figli a ripensare al proprio padre e al rapporto che con lui hanno instaurato dal loro primo vagito. Anche io come figlia, in questa ricorrenza, voglio volgere un pensiero a mio padre. La sua esistenza terrena è terminata ma la sua essenza è sempre dentro di me e mi accompagna nei percorsi della mia vita.

Tanti i momenti da ricordare ma la luce dei miei primi ricordi con lui è quando a Primavera mi veniva a prendere all’asilo delle suore di via Matteotti. Una strada ben diversa da quella di oggi, piena di sole e di profumi perché ai lati della strada vi erano solo ville e giardini di rose odorose; oltre le ville, il cinema Modernissimo con la platea e la galleria dalla balaustra di legno mentre i vecchietti lungo il fiume, la domenica trascorrevano le ore della mattina con la canna, a pescare e a ciacolare del bel tempo andato.
Mio padre, a quel epoca era giovane, bello, alto e mi veniva a prendere all’asilo con quella bici a prestito e il seggiolino per me. Mi sedeva davanti a lui, attraversava Piazza Municipio dal lato del distributore di benzina passando per il Bar Romano percorreva tutto il Corso Vittorio Emanuele fino al Lupino secco e quella strada tutta acciottolata richiedeva un certo equilibrio! Io ero piccina ma ricordo quel percorso e la sensazione di essere una piccola principessa, protetta dal mio papà.
Non era un papà moderno, non faceva complimenti, non mi dava mai ragione e non mi diceva mai “brava” neppure da adulta però io percepivo che era orgoglioso di me e di tutto ciò che cercassi di fare. Quando scrivevo un testo trovava sempre qualcosa da farmi notare per migliorarlo, quasi non si accontentasse del livello da me raggiunto. Con la sua vita mi ha educata all’onestà intellettuale, al rigore morale e alla coerenza delle proprie idee. Mi ha insegnato che voler bene non significa essere accondiscendente e dare sempre ragione, significa saper dire i no per far crescere chi si ama. Mi ha trasmesso l’amore per la propria professione, da svolgere con onestà, impegno e competenza.
Questo era anzi è, il mio papà e lo sarà per ieri, oggi e domani finché la sua essenza abbraccerà il mio cuore e il suo ricordo lo scalderà. Un augurio però voglio rivolgere a tutti i papà affinché l’amore li possa sempre guidare nel difficile ruolo di padre, volto alla formazione di figli consapevoli, maturi e affettivamente appagati.

 

nella foto di apertura, Carla D’Alessandro nel 1955 con papà Raffaele e la mamma

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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