Officina Scuola: ancora una tappa del nostro viaggio. oggi parliamo di Francesco Piero Michele Paolicelli da tutti conosciuto come Francesco Piersoft 

Francesco parlaci un po’ di te

Mi chiamano Piersoft da quando a 9 anni avevo un club di amanti del Commodore64. Mentre gli altri giocavano, io duplicavo i giochi e correggevo gli errori del manuale Basic in dotazione.

Da allora ho sempre alternato l’entusiasmo per la tecnologia, il software, la telefonia e le reti successivamente con una discreta capacità relazionale: ho formato reti di vendite commerciali per conto di un grande gestore di telefona italiana, per 15 anni. da 4-5 anni faccio il freelance come sviluppatore software e consulente per processi partecipativi, opendata e da 2 anni per il coding secondo lo schema del CoderDojo. La maggior parte dei Club CD di Puglia Basilicata e Calabria, mi hanno visto “battezzarli”.

L’anno scorso ho insegnato Coding avendo vinto primo bando nazionale INDIRE e quindi mi sono specializzato in coding in ore curriculari.

 

2) La scuola ed il territorio: c’è chi rabbrividisce all’idea pensando alla Scuola come azienda, chi invece guarda al territorio come una occasione per svecchiare la scuola. Cosa ne pensi? Inoltre la Scuola è un’Officina di nuovi lavori per alcuni, per altri un luogo dove coltivare sogni, cosa ne pensi?

La scuola è parte integrante della società. Chi la interpreta come un mondo a se stante, una monade, ha contribuito a relegare il sistema scolastico italiano nelle basse classifiche europee e, cosa ancora più grave, a non sviluppare il pensiero critico dei ragazzi. L’analfabetismo funzionale che vede l’Italia al primo posto al mondo (47% degli Italiani non capisce quello che legge, sia esso un libro di letteratura o scientifico), può essere debellato “accendendo fuochi e non riempiendo secchi”. I ragazzi oggi, già dalla tenera età, dovrebbero iniziare a capire il mondo attorno a se e da grandi la Scuola dovrebbe spingere a farli entrare nell’ottica del mondo produttivo spingendo su alternanza scuola lavoro. Più che diventare essa stessa azienda, deve però capire le logiche che governano la società moderna e fornire una formazione sia tecnico-professionale sia umanistica per permetterne la comprensione. E magari migliorare la società stessa con una propria visione non più verticale e specializzata, ma orizzontale e a 360°. I filosofi un tempo erano gli scienziati. Questa verticalizzazione della conoscenza ha creato molti danni al mondo moderno. A Lecce e Galatone collaboro per un’alternanza scuola lavoro insegnando ad esempio come si usano gli opendata , come si analizzano variabili che identificano il territorio, come si mappa una città, come di fanno infografiche, come si realizzano Bot Telegram. Cose che a Scuola difficilmente insegnano ma che sono strumenti per rendere subito i ragazzi capaci di realizzare idee, sogni , progetti. La base è lo sviluppo del pensiero critico e poi l’applicazione con coding, making, data analisys.

Se prima non si “accendono” con un’idea creativa, non avranno sogni. Quando hanno una bella idea, bisogna accompagnarli a farla diventare da proponimento ad obiettivo: strumenti, business plan, analisi della concorrenza, analisi del contesto urbano e produttivo ect. Sono cose che sono indipendenti da che tipo di scuola (superiore) venga frequentata. Insegnare da piccoli il pensiero computazionale e poi il coding, aiuta ad avere un ulteriore “attrezzo” nella propria borsa per poter meglio approcciare il mondo.

 

3) Infine Scuola e digitale, un matrimonio perfetto o solo un passaggio per approdare ad un modo assolutamente diverso di fare scuola (e che forse intuiamo appena)?

Siamo nella piena rivoluzione digitale. Come tutte le rivoluzioni, si parte da un argomento e si impatta in ogni aspetto della vita. Il digitale è una cosa grandiosa ma per essere una vera rivoluzione ci vuole la capacità di governarlo: competenze, larghe vedute, pensiero critico, pool di persone interdisciplinare, cambio di approccio nella didattica.

La sfida è immensa e non ha sempre soluzioni univoche. Ma c’è anche un cambio di metodo proprio della società interconnessa: la conoscenza non è più verticale ma peer to peer. Il www ne è un esempio, idem l’open source. Ma dietro questi “nodi” ci sono persone che vanno “linkate” e quindi ci vuole anche spirito di condivisione, relazione, brainstorming, facilitazione dei processi decisionali e cognitivi. Questa contaminazione renderà il digitale permanentemente uno strumento alla stregua della parola, della gestualità, della scrittura (che è pur sempre uno strumento).

 

Di Gigi Di Mauro

Giornalista con esperienza quasi quarantennale, è educatore e pedagogista clinico. Da oltre un ventennio si dedica allo studio della storia comparata delle religioni, ottenendo nel 2014 dal Senato accademico dell'MLDC Institute di Miami una laurea Honoris Causa in studi biblici. È autore di alcuni saggi, tra i quali uno sulle bugie di storia e religione

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